“Non c'è stato nessun avvertimento, né visivo né via radio; non abbiamo violato il loro spazio aereo neppure per un secondo”. Quello del navigatore del Su-24, abbattuto dai turchi, è un pesantissimo atto d'accusa nei confronti di Ankara, che invece aveva giustificato quanto accaduto con uno sconfinamento. Forse la Turchia non si aspettava che l'aviatore russo venisse salvato da un gruppo di specnatz. Il suo compagno – anch'esso lanciatosi con il paracadute - era stato immediatamente ucciso dai ribelli turcomanni: sembrava ci fosse una volontà di non far parlare l'equipaggio. Lascia il tempo che trova, a questo punto, l'auspicio del premier turco Davutoglu, affinché non vi sia un'escalation; quanto successo è grave e il ministro agli esteri russo ha parlato di “provocazione premeditata”. Da qui una serie di contromisure, come lo schieramento di batterie di letali missili antiaerei S-400, nella base di Latakia. “Dopo quello che è successo ieri – ha affermato Vladimir Putin -, non possiamo escludere qualche altro incidente, e se succederà dovremo reagire”. D'ora in avanti i bombardieri russi impegnati in Siria saranno scortati da caccia. Un azzardo, quello della Turchia – membro della NATO -, che ha spiazzato le cancellerie occidentali, già impegnate sul fronte interno contro il terrorismo. Secondo fonti di stampa, i raid eseguiti tra domenica e lunedì in Belgio - tra Bruxelles, Charleroi e Liegi -, avrebbero permesso di sventare una serie di attentati multipli nella capitale, dove oggi si è tentato un ritorno alla normalità, con la riapertura di scuole e metropolitane. A segno, invece, l'azione terroristica di ieri, a Tunisi, contro un bus della Guardia Presidenziale. Il bilancio è al momento di 13 morti. Attentato rivendicato dall'ISIS
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