Il Profeta Maometto che – in lacrime – tiene un cartello con la frase divenuta virale, in questi giorni. Come titolo “tutto è perdonato”. 5 milioni di ristampe per il numero 1178 di Charlie Hebdo. Esaurite in un lampo, infatti, le copie – 3 milioni - inizialmente previste. Intanto – secondo il quotidiano Le Parisien - sarebbe stato identificato dagli inquirenti, grazie alle chiavi di una moto trovate nel rifugio di Coulibaly, il ricercatissimo “quarto uomo”: complice degli attentatori. Un pregiudicato delle banlieu che potrebbe però essere già fuggito in Siria. In queste ore era stato postato un video, su youtube, nel quale uno dei leader di Al Qaida nello Yemen afferma che l'attacco a Charlie Hebdo è stato sferrato su "ordine" di Al-Zawahri - leader della rete terroristica – e annuncia “nuove tragedie e terrore”. Il presidente francese Hollande, che ha recuperato consensi dopo gli attentati, ha esortato quindi a “restare vigili”. Duro l'intervento del Premier siriano Assad, che ha dichiarato di "simpatizzare" con le famiglie delle vittime, ma ha anche accusato l'Occidente di avere sostenuto quello stesso terrorismo che ora si ritorce contro l'Europa. L'università di al-Azhar del Cairo, uno dei principali centri di insegnamento religioso dell'Islam, si è appellata a "tutti i musulmani a ignorare le caricature". In Francia sta facendo discutere, infine, l'arresto di Dieudonné, indagato per apologia di terrorismo. Il comico di origine congolese – che si definisce antisionista e repubblicano, e accusato di antisemitismo - aveva scritto sul web il messaggio "Je suis Charlie Coulibaly", spiegando di sentirsi considerato "come Amedy Coulibaly" – l'assaltatore dell'”Hyper Casher” - ma di "sentirsi Charlie". L'arresto è stato definito "ridicolo" dal legale di Dieudonnè.
Gianmarco Morosini
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