Costretto ad andare con una prostituta per 'dimostrare' la propria sessualità e non perdere il proprio posto di lavoro. E' il caso, raccontato dalla stampa locale e denunciato da Arcigay, di un cuoco di 40 anni che a Rimini è stato vittima del ricatto del proprio datore di lavoro che lo ha umiliato davanti agli altri dipendenti, costringendolo ad abbordare una prostituta e portarla dentro il ristorante. Il cuoco, dopo un mese di lavoro in nero, è stato poi licenziato e ricoperto di insulti omofobici da parte del ristoratore che è stato denunciato ai carabinieri per il suo comportamento tenuto qualche giorno prima di Natale. "Questa incredibile violenza - dice Marco Tonti, vicepresidente dell'Arcigay di Rimini - ricorda quelle che si praticavano nei campi di sterminio nazisti ai danni di centinaia di migliaia di omosessuali imprigionati, che venivano costretti con la forza ad avere rapporti con prostitute per 'guarirli'. Anche se qualcuno lo nega, l'omofobia in Italia esiste eccome e si manifesta anche attraverso il branco come in questo caso. E' necessario introdurre il reato di omofobia perché se quell'uomo non fosse stato gay (o percepito come tale) nulla di tutto ciò sarebbe successo, ed è quindi chiaro che l'omofobia è la causa specifica e unica di questa violenza". L'Arcigay di Rimini ha lanciato un appello ai ristoratori riminesi ad aiutare la vittima, offrendogli un lavoro. Un modo, dice Tonti "per prendere le distanze da un rappresentante della loro categoria che rischia di gettare discredito su una città turistica come Rimini"
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