Con la richiesta di rinvio a giudizio di 33 persone si è conclusa l'inchiesta della procura di Pesaro 'Vertical Bio', che ha portato alla luce un vasto traffico di granaglie spacciate per biologiche e destinate all'alimentazione animale ma anche umana. Le indagini sono state condotte dalla Guardia di finanza di Pesaro e dall'Ispettorato Repressione Frodi del ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali. Stando agli accertamenti, dal 2007 al 2013 i promotori della truffa hanno immesso sul mercato Ue 350 mila tonnellate di granaglie, provenienti da Moldavia, Ucraina e India e destinate al comparto zootecnico ma anche all'alimentazione umana, spacciate per bio e fornite di tutta la certificazione necessaria. In realtà soia, mais, grano tenero e lino, del valore complessivo di circa 120 milioni di euro, non solo non avevano i requisiti per essere classificati come biologici (compresa la coltivazione interamente senza sostanze chimiche o ogm), ma in qualche caso neppure quelli per essere consumati: c'erano tracce di organismi geneticamente modificati ma anche di diserbanti, come il glyphosate e brachizzanti (regolatori della crescita) o il clormequat
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