Tra le 142mila persone che hanno visitato la mostra di Raffaello nella sua città natale, Urbino, c’era anche la sovrintendente della Pinacoteca di Brera, Sandrina Bandera. Questa, ha richiesto la restituzione di opere appartenenti a Brera, cosa legittima, vista la clausola di restituzione siglata da entrambe le soprintendenze. La motivazione addotta alla richiesta è stata l’assenza della minima garanzia di conservazione delle opere, vista la struttura fuori norma. Per il Presidente della Accademia “Raffaello” di Urbino, Giorgio Cerboni Baiardi e il sindaco Franco Corbucci, è stato comunque un duro colpo, tanto più che le due opere erano state recentemente restaurate. Gli oggetti della contesa sono la “Pala di Montone” di Berto di Giovanni e l’ “Annunciazione” dipinta da Giovanni Santi. Le opere dovrebbero essere trasferite oggi nel milanese dove, vedi combinazione, è stata istituita una mostra dal 11 giugno al 20 settembre per il bicentenario dell’apertura della Pinacoteca di Brera. Che il periodo di concorrenza tra le due mostre abbia visto quest’ultima perdente? Il tradizionale campanilismo italiano arriva ad accusare Napoleone e l’inerzia del Ministero, nonostante il dibattimento di oggi alla Camera dei Deputati.
Urbino trama vendetta, chiedendo a gran voce la restituzione del capolavoro di Piero della Francesca, raffigurante la famiglia Montefeltro ormai nota come “Pala di Brera”. In questo giro di scambi, proteste e rivendicazioni viene da chiedersi se il cosmopolitismo umanista non si stato dimenticato.
Urbino trama vendetta, chiedendo a gran voce la restituzione del capolavoro di Piero della Francesca, raffigurante la famiglia Montefeltro ormai nota come “Pala di Brera”. In questo giro di scambi, proteste e rivendicazioni viene da chiedersi se il cosmopolitismo umanista non si stato dimenticato.
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