Da una parte, sindacati e dipendenti che puntano il dito su Abs, Anis e vertici bancari dimostratisi "sordi alle loro richieste rilanciate nel confronto di ieri, ritrascinando – accusano - la trattativa nello stallo iniziale". Dall'altra, la lettura della situazione diametralmente opposta dell'Associazione Bancaria Sammarinese che, con l'appoggio dei direttori degli istituti di credito, difende la condotta seguita in linea con l'invito del Governo al senso di responsabilità, “volto a ricercare in breve tempo – ricorda - un punto di incontro equilibrato e di reciproca soddisfazione”.
Nella nota, arrivata in queste ore come preannunciato, Abs difende la propria proposta – condivisa dai quattro istituti di credito coinvolti nella trattativa - portata all'attenzione delle parti il 22 febbraio scorso, definita come quella “oggettivamente più realistica e sostenibile sulla quale fin da oggi è pronta a mettere la firma”. E spiega perché. Si tratta di “un passo avanti decisivo rispetto alla precedente, prevedendo – chiarisce - un aumento delle retribuzioni pari al 7% in 3 anni, a partire dal 2023 fino al 2025, e il riconoscimento degli arretrati per il 2022 pari al 2% come una tantum”.
Obietta quindi che la controproposta di sindacati ed Rsa avanzata ieri, chiedendo cioè di prolungare fino al 2026 la durata del contratto, non rappresenti affatto “un piccolo rilancio”. “La durata del nuovo accordo fino a 31 dicembre 2025 – spiega Abs - è determinata dall’opportunità di concludere la trattativa in tempi brevi, come richiesto a più riprese dalle stesse Organizzazioni Sindacali: si è pertanto deciso di soprassedere, in questa fase, nell'affrontare i vari aspetti della parte normativa, con l’unica eccezione di condividere tecnicamente l’interpretazione univoca del meccanismo di calcolo del premio di produzione”.
Insomma, posizioni tuttora distanti e un tira e molla che pare non esaurirsi.