È drammatico l’allarme lanciato dalle forze dell’ordine italiane. La malavita organizzata è penetrata profondamente nel tessuto economico e finanziario della Repubblica di San Marino. Secondo il colonnello della guardia di finanzia Enrico Cecchi, c’è in atto una spartizione del nostro territorio tra bande malavitose, o più precisamente “una spartizione di alcune finanziarie”. A peggiorare le cose, “non c’è alcuno scambio di informazioni con lo Stato italiano”. Il Procuratore di Rimini Paolo Giovagnoli, parla di San Marino come una “realtà criminogena”, “che produce, favorisce, incoraggia le attività criminali” e più in generale di “tutto un sistema che favoriva i malavitosi”. Di fronte alla gravità di affermazioni rilasciate da massimi dirigenti delle forze dell’ordine, che dovrebbe far sobbalzare dalla sedia chiunque ha responsabilità di Governo, assistiamo invece ad una inerzia quasi imbarazzante della compagine governativa. E ben poco sembra si muova anche sul fronte della magistratura sammarinese. Infatti, ad eccezione della Fincapital, non abbiamo nessuna informazione circa grandi indagini della nostra magistratura sulla criminalità nel territorio sammarinese. Perché si devono aspettare solo i campanelli d’allarme lanciati dalle forze dell’ordine italiane, quando è palese che sul nostro territorio, ad esempio dietro l’inverosimile mole di immobili vuoti, non possono che esserci anche organizzazioni malavitose? Possibile che sulla vicenda Fincapital, società di San Marino, sia intervenuta la magistratura italiana nell’arresto di un cittadino sammarinese? La CSdL, nella risoluzione conclusiva del suo 17° Congresso, ha espresso un impegno molto preciso: quello di “indurre le Istituzioni e la Magistratura a reprimere e sradicare ogni possibile infiltrazione di attività malavitose e illecite all’interno del tessuto economico e sociale sammarinese, con l’obiettivo di affermare la legalità in ogni ambito della vita pubblica”. Questi allarmi così gravi confermano ulteriormente l’estrema urgenza di introdurre a San Marino lo scambio automatico di informazioni fin da subito, per affermare un quadro di piena trasparenza sia al nostro interno che nei rapporti con l’Italia, e poter sradicare gli intrecci tra economia e criminalità. Ma su ciò il Governo non sembra avere l’intenzione di muoversi in maniera rapida e risoluta. La classe politica si è ben guardata dal dotare San Marino degli strumenti normativi di trasparenza, necessari, appunto, per sconfiggere la criminalità. Recentemente l'Ocse, ha bocciato il sistema San Marino, rilevando “numerose lacune dell'ordinamento” di San Marino “di una gravità tale da non consentire uno scambio di informazioni a fini fiscali in linea con gli standard Ocse”, mettendo in luce, in particolare, serie carenze normative per quanto riguarda la disponibilità delle informazioni relative a numerosi soggetti pubblici, tra cui le società fiduciarie, nella identificazione dei beneficiari dei trust nonché negli obblighi di trasparenza informativa e di tenuta delle scritture contabili delle società di persone straniere, che hanno sede di direzione effettiva nella RSM. San Marino, secondo l’OSCE, non ha ancora creato le condizioni di piena trasparenza richieste dalla comunità internazionale, e ciò rappresenta una gravissima penalizzazione per il nostro paese. Una bocciatura, quella dell’OCSE, che testimonia la preoccupante inadeguatezza dell’azione del Governo. Una bocciatura confermata dall’incomprensibile inerzia che l’Esecutivo continua a mostrare verso i pericoli che corre la nostra economia e il paese in generale.
Di fatto, il segreto bancario, all’interno di San Marino, esiste ancora, per cui è ancora impossibile risalire a chi c’è dietro la finanziarie e fiduciarie sammarinesi. È ora di dire basta a questo stato di cose. Se vogliamo ripulire fino in fondo l’economia sammarinese, occorre mettere fine a qualsiasi forma di segreto bancario, rendendo il sistema interamente trasparente, in modo da accertare e allontanare gli investitori indesiderati e creare un tessuto economico e finanziario realmente virtuoso. Ogni altro ritardo potrebbe consentire alle mafie di mettere ulteriormente radici nel nostro territorio, e assumere poteri in grado di condizionare pesantemente la gestione del paese. Non vogliamo aspettare che “ci scappi il morto”."
Di fatto, il segreto bancario, all’interno di San Marino, esiste ancora, per cui è ancora impossibile risalire a chi c’è dietro la finanziarie e fiduciarie sammarinesi. È ora di dire basta a questo stato di cose. Se vogliamo ripulire fino in fondo l’economia sammarinese, occorre mettere fine a qualsiasi forma di segreto bancario, rendendo il sistema interamente trasparente, in modo da accertare e allontanare gli investitori indesiderati e creare un tessuto economico e finanziario realmente virtuoso. Ogni altro ritardo potrebbe consentire alle mafie di mettere ulteriormente radici nel nostro territorio, e assumere poteri in grado di condizionare pesantemente la gestione del paese. Non vogliamo aspettare che “ci scappi il morto”."
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