I redditi dei lavoratori frontalieri saranno decurtati fino ad una mensilità per effetto della modifica introdotta all’articolo 56 della finanziaria, che non consente più la detrazione delle spese produzione reddito, che per i sammarinesi viene invece garantita grazie allo strumento del fiscal drag. Come avverrà il prelievo dalle tasche dei frontalieri? Secondo il settimanale degli industriali, San Marino Fixing, l’ipotesi più probabile è il prelievo mensile in busta paga, fino a 200 euro, e allo Stato dovrebbe fruttare tra gli otto e i nove milioni di euro. Sindacati e comitato interregionale tentano di scongiurare questa ipotesi, con l’assemblea di giovedì al Nuovo di Dogana e i due ricorsi presentati, ai Garanti e all’agenzia del lavoro delle Nazioni Unite. Domani è previsto un incontro alla CSU con i capigruppo consiliari e mercoledì vertice all’Ambasciata d’Italia a San Marino. Intanto anche l’associazione degli imprenditori si schiera in favore dei lavoratori d’oltre confine e dice no al balzello. Sin dal principio, ricordano, era stata presentata una proposta di mediazione, ossia diminuire di 4 punti percentuali l’aliquota delle spese di produzione reddito, passando dall’8,90 al 4,90%, per tutti i lavoratori dipendenti, non solo per i frontalieri. Si sarebbe così prodotto maggior reddito per le casse statali, e senza provvedimenti discriminatori, perché gli italiani avrebbero potuto recuperare gran parte dell’imposta trattenuta a San Marino. Anche l’Anis quindi, dice di essere al lavoro per arrivare ad un dietrofront o almeno ad una correzione del provvedimento.
Francesca Biliotti
Francesca Biliotti
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