102 delle 219 richieste accolte dal fondo di solidarietà, provengono da single. 42 sono state presentate da anziani e 74 da famiglie. Sotto la definizione single, lo Stato ha riunito le ragazze madri, le nubili con figli (che a differenza della prima categoria hanno figli riconosciuti dal padre naturale), le donne e gli uomini separati, i vedovi e le vedove, i celibi con figli ma anche celibi e nubili senza figli. Dunque single nell’eccezione più precisa del termine: soli. Per far fronte alle loro difficoltà economiche si sono ipotizzati molti interventi: da un contributo per l’affitto allo stanziamento mirato per il mutuo prima casa, dal contributo per pagare le rette di asili nido e scuole, al contributo per l’acquisto di generi alimentari. La commissione incaricata di esaminare le domande, ha proposto di destinare 150mila euro all’erogazione dei mutui prima casa in via privilegiata ai single con figli a carico e quindi alla famiglie con o senza figli. Specchiata nel reale, l’immagine dorata di chi vive solo comincia a presentare lati opachi. Ai single si uniscono sempre più spesso i single forzati, uomini e donne che hanno sperimentato un rapporto terminato con una separazione e che trovano sempre più difficile inserirsi in una vita di coppia, specie se dal precedente rapporto hanno avuto dei figli. Ed ecco che i single diventano in realtà persone sole, che possono contare su un unico stipendio per pagare utenze, mutui o affitti che solitamente vengono divisi in due.
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