Per comprendere i termini della questione è fondamentale un esempio. Prendiamo a riferimento un reddito di 25.000 euro annui. Un sammarinese che lavora in Repubblica – su questo salario lordo – pagherà 627 euro di tasse. Al di là del confine la cifra schizza a 5126 euro. Con un’aggravante: il dipendente di nazionalità italiana potrà detrarre dall’importo spese mediche, persone a carico, mutui, assicurazioni personali e così via; possibilità negata al collega del Titano, che - risiedendo in Repubblica – è impossibilitato ad abbassare l’aliquota. Centinaia di sammarinesi, da anni, vivono in questa situazione che sembra non fare notizia. Per altri concittadini – dipendenti di aziende che negli ultimi tempi hanno trasferito la sede in Italia – una pessima novità. Le aliquote praticate in Italia, sui vari scaglioni di reddito, sono particolarmente elevate. Si va dal 23% al 43% dello stipendio; percentuale che scende più o meno sensibilmente grazie alle detrazioni da lavoro dipendente, ma gli importi restano sempre alti. Tutt’altra situazione a San Marino, dove su un salario medio di 25.000 euro, la trattenuta fiscale è appena del 2,5%. Le tasse si pagano infatti sul reddito lordo abbattuto del 23,9%, e tenendo conto del recupero del fiscal drag.
Gianmarco Morosini
Gianmarco Morosini
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