"La petizione che la CSU ha lanciato e che chiede a tutti i lavoratori e i cittadini di sottoscrivere, pone al centro sette punti per cambiare la finanziaria, per tutelare i diritti di tutti i lavoratori, i pensionati e per il bene del paese, e per realizzare riforme all’insegna dell’equità fiscale e la giustizia sociale. L’obiettivo che ci prefiggiamo in questa azione è quello di tenere unito tutto il movimento dei lavoratori. Per noi tutti i punti della petizione sono altrettanto importanti, senza fare distinzioni tra sammarinesi, frontalieri, dipendenti pubblici, dipendenti privati, pensionati o cittadini. È un documento che vuole sollecitare una prospettiva allo sviluppo del paese, partendo dall’esigenza cruciale di uscire dalla black list italiana e firmare in tempi brevi i necessari accordi contro le doppie imposizioni con l’Italia. La situazione si è ulteriormente aggravata con la secca bocciatura dell’OCSE arrivata pochi giorni fa. Nel suo giudizio, l’OCSE - tra le altre cose - ha anche rilevato che San Marino non ha le strutture e gli strumenti tecnici amministrativi per comunicare in termini di trasparenza con l’esterno. In questo contesto complessivo si colloca la posizione dell’ANIS rispetto alla tassa frontalieri, comunicata con una lettera prevenutaci ieri (31 gennaio), e inviata anche a tutti i membri del Governo. Nella nota l’Associazione Industriali afferma che, poiché a loro avviso il reddito da lavoro dipendente già pagherebbe poco, piuttosto che eliminare la detrazione della quota produzione reddito relativa al fiscal drag solo per i frontalieri, riducendo del 9% la loro retribuzione, come prevede l’articolo 56 della finanziaria, sarebbe più opportuno tagliare le buste paghe del 4% a tutti i lavoratori… Non siamo assolutamente d’accordo sull’ipotesi che vuole da un lato eliminare la tassa sui frontalieri, e dall’altro reintrodurla, seppure con una percentuale un po’ più bassa, su tutti i lavoratori. Per contribuire a sanare i conti pubblici, occorre prima di tutto far pagare le tasse a quelle categorie che da lungo tempo eludono o evadono il fisco. Basti pensare che ci sono lavoratori autonomi che denunciano meno di 5mila euro di reddito annuo, e che una buona fetta di loro denuncia meno dello stipendio medio di un lavoratori dipendente. I lavoratori il loro dovere lo hanno sempre fatto; non è possibile continuare a colpire i loro redditi per risanare i conti pubblici di un paese che sta affondando per responsabilità che non sono certo dei lavoratori dipendenti! Secondo indiscrezioni apparse in questi giorni sulla stampa locale, l’ANIS sarebbe anche disposta a chiedere la sospensione dell’articolo 56, e addirittura ad invitare le aziende a compiere un’azione di “disobbedienza civile”, applicando sulle buste paga di Gennaio anche per i frontalieri la detrazione del 9% così come prevista prima dell’entrata in vigore dell’ 56 della finanziaria. Se così è, l’ANIS intraprenda autonomamente questa strada. Nel caso la CSdL sarebbe più che d’accordo, a condizione però che, una volta applicata la sospensione e poi cancellato definitivamente l’articolo 56, si possa convergere nella prospettiva su una riforma tributaria che realizzi una nuovo sistema fiscale basato sul principio cardine dell’equità, affinché ognuno contribuisca alle risorse pubbliche secondo i propri redditi e patrimoni reali, recuperando risorse per impostare un nuovo modello di sviluppo basato sul lavoro e l’economia reale, che ridia speranza al paese e alle nuove generazioni".
Giuliano Tamagnini - Segretario Generale CSdL
Giuliano Tamagnini - Segretario Generale CSdL
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