Sulla riforma del lavoro i sindacati alzano gli scudi. Il confronto è appena iniziato ma il clima non è dei migliori. Cdls, Csdl e Usl bocciano la bozza a chiare lettere. Preoccupa la Csu, ad esempio, la proposta di fare lavorare i pensionati, penalizzando – senza il turn over - chi è in cerca di un'occupazione. “Non è così”, rassicura Lonfernini. “I sindacati – aggiunge - stanno anticipando una serie di questioni sulle quali dobbiamo continuare a confrontarci”. Assicura piena disponibilità, attraverso quel dialogo, a migliorare ciò che oggi è stato indicato nel Decreto Delegato. “La questione del lavoro ai pensionati è un'opportunità – dice - e ritengo non vada ad incidere su tutte le altre attività che guardano con grande attenzione ai giovani e all'opportunità di inserirsi nel mercato del lavoro, e che dovranno essere fatte in continuità con tante altre norme”.
La questione pensionati è fortemente correlata alla Riforma previdenziale. Le tre sigle sindacali chiedono che certi temi vengano trattati in una riforma complessiva e non all’interno di un provvedimento “stralcio”. “E' un lavoro che abbiamo fatto partire insieme con la Sanità – risponde Lonfernini, “le due segreterie – aggiunge - stanno tuttora collaborando”, respingendo quindi l'accusa che si stia procedendo in maniera disorganica.
I sindacati lanciano poi l'allarme anche sul ritorno del lavoro interinale. “Qualcuno lo vorrebbe resuscitare”, attacca Csdl, con la Cdls che alza le barricate contro la privatizzazione strisciante dell'ufficio di collocamento. Anche Usl teme una maggior precarizzazione dei posti di lavoro. Timori infondati, per Lonfernini: “Sulla parte dell'attività e gestione di domanda e offerta attraverso circostanze interinali di carattere privatistico – spiega - nutro tuttora perplessità. Abbiamo semplicemente accarezzato il concetto solo ed esclusivamente nella fase del lavoro occasionale che riteniamo un'opportunità in questo momento per tutta l'economia del nostro paese”.
Ma come favorire l’inclusione lavorativa delle fasce più deboli come donne, giovani, ultracinquantenni e disabili? “Lo stiamo facendo con tante altre iniziative parallele al decreto, dato che non devono necessariamente riguardare un'attività normativa”, afferma Lonfernini. “A volte basta usare delle leve per migliorare ciò che già abbiamo”.
Nel frattempo Osla, dopo aver sottoposto un questionario ai suoi circa 500 associati, auspica che la riforma del mercato del lavoro garantisca flessibilità, certezza e celerità. La maggior parte delle imprese chiede infatti più flessibilità del mondo del lavoro, diminuzione di imposte e contributi, semplificazione dei rapporti con la Pa e accesso al credito. Una maggiore flessibilità - si legge in una nota - renderebbe il mercato più efficiente, aumentando occupazione e produttività a vantaggio non solo alle imprese ma anche agli stessi lavoratori. Chi rischia tutti i giorni investendo nella propria attività – continua Osla - deve poi essere libero di scegliere i collaboratori più adatti. Non può essere nessun altro, tantomeno lo Stato, ad imporre certe scelte.