L’istituto per la Sicurezza Sociale ha risparmiato, nel 2002, 3 milioni 658mila euro. Una cifra considerevole che però è stata annullata – di fatto – dalla necessità di un contributo straordinario, a copertura dei fondi pensione, per la stessa cifra. E già questo basterebbe, ha ribadito il Governo, ad eliminare ogni dubbio sulla necessità di riformare il sistema pensionistico sammarinese. L’Esecutivo sta mettendo a punto gli indirizzi che saranno alla base del nuovo assetto da dare al settore. Il punto centrale prevede il passaggio del sistema da retributivo a contributivo. Oggi la pensione viene calcolata sullo stipendio degli ultimi 5 anni. Con il sistema contributivo il conteggio si farà in base ai contributi effettivamente versati dal dipendente. Quindi l’età pensionabile, aspetto in parte già affrontato per i neo-assunti. A San Marino infatti, coloro che hanno iniziato a lavorare dal gennaio 2002 sanno già che andranno in pensione a 65 anni. Resta invece da decidere cosa fare per tutti coloro che sono occupati da anni. Il meccanismo che si adotterà, assicura il Governo, verrà comunque esteso progressivamente, tutelando i diritti acquisiti. Infine la gestione dei fondi pensionistici che oggi sono autonomi ma che in un sistema contributivo non avrebbero più ragione di rimanere distinti. In attesa del varo della riforma arriva, durissima, la contestazione del sindacato. Anche quest’anno, dichiara il segretario della CDLS Marco Beccari, i deficit cronici dei fondi pensionistici di commercianti e artigiani hanno richiesto un ripianamento superiore ai 3 milioni di euro nel bilancio dell’ISS, provocando una continua erosione del patrimonio dell’ente sanitario. Così, sottolinea Beccari, non si può andare avanti. Non è giusto che con i soldi dei lavoratori dipendenti si paghino i debiti accumulati dal fondo lavoratori autonomi. Per il segretario della CDLS, dopo dieci anni di chiacchiere la riforma delle pensioni va affrontata concretamente. L’obiettivo, ribadisce il segretario della CSDL Giovanni Ghiotti, deve essere quello di assicurare un trattamento adeguato a chi è già in pensione e a chi ci andrà. Per noi, anticipa, il modello di previdenza dovrà essere basato sulla centralità del sistema pubblico a ripartizione e su forti caratteri di solidarietà intergenerazionale, con la conferma del contributo delle risorse generali dello Stato. Ma per Ghiotti va confermata la separazione dei fondi e tutte le categorie dovranno essere responsabilizzate nel garantire l’autosufficienza del proprio fondo pensionistico, come hanno sempre fatto tutti i lavoratori dipendenti. Un’analisi che non trova d’accordo il Presidente dell’Unione Artigiani Gianfranco Terenzi. Si tratta, dichiara, di un problema annoso, ma i documenti parlano chiaro. Dal fondo lavoratori autonomi hanno attinto, in modo non corretto, anche i dipendenti. Ben venga la riforma, precisa Terenzi ricordando che la legge ancora in vigore è del 1955, anche perché sarà l’occasione per fare uno studio oculato e verificare come vanno distribuiti i fondi e in che modo si deve contribuire. La riforma delle pensioni serve a tutti e va fatta al più presto. Lo afferma il Presidente dell’Unione Commercianti Marco Arzilli. Quando fu varato il decreto che innalzava i versamenti pensionistici, ricorda, abbiamo dichiarato la nostra disponibilità nel breve periodo, subordinandola alla revisione di tutto il sistema. Per il presidente dei commercianti i fondi peggiorano perché il mercato è cambiato e molti esercizi hanno modificato la propria ragione sociale, trasformando gli autonomi in dipendenti. Questo fenomeno, sottolinea, non è stato valutato per tempo ed ora la situazione è drammatica.
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