Non è un clima disteso quello che ha caratterizzato l'ultimo Attivo unitario dei quadri sindacali. CSdL, CDLS e USL guardano al rinnovo dei contratti scaduti, rimarcando specialmente i ritardi, rispetto alla tabella di marcia, nella trattativa di quello del settore pubblico allargato e dell'Azienda Lavori Pubblici. Nella bozza presentata qualche settimana fa – ricordano – “numerosissimi articoli, alcuni dei quali inaccettabili”. Se ne riparlerà il 15 giugno: i sindacati hanno già chiesto di concentrare la trattativa sulla parte economica.
Altro punto chiave: la politica dei redditi. Da una parte le tre sigle sindacali spingono per il recupero del potere d'acquisto dei redditi da lavoro e da pensione, dall'altra – fanno sapere - “il Governo ha affermato che eventuali provvedimenti a sostegno dei redditi più bassi sono connessi al peso che il rinnovo del contratto del settore pubblico allargato avrà sulle casse statali”. Insorgono i sindacati che lo bollano come un “tentativo inaccettabile di mettere i lavorati gli uni contro gli altri”. Resta tra l'altro il nodo ICEE: il fatto che non sia ancora stato definito con chiarezza, per individuare le reali situazioni familiari in stato di maggior necessità – tuonano CSdL, CDLS e USL – “non può diventare l'alibi per non fare niente”.
Decreti lavoro, infine: delegati e rappresentanti sindacali compatti nel porre l'accento sul fatto che “lavoro interinale e distacchi non possano diventare la normalità, ma costituire l’eccezione, dovuta ad esigenze effettivamente temporanee, come stabilito dalla legge.
Sullo sfondo la crisi politica che “non può essere usata per giustificare ulteriori ritardi” - ammoniscono. Di qui il mandato alle Federazioni di "predisporre iniziative di mobilitazione qualora non arrivino risposte adeguate, in tempi ragionevolmente brevi”, alle questioni più stringenti.