Sono affermazioni che non sorprendono chi opera nel mondo della finanza sammarinese. Il primo a dirsi convinto della capacità di affrontare i cambiamenti di scenario all’orizzonte è il presidente di Assobank, Giuseppe Guidi, “ma per questo – aggiunge – ci si deve preparare per tempo, mettere in atto passaggi politici e interventi legislativi. Fornire nuovi servizi e opportunità fiscali adeguate – aggiunge Guidi – assicurare alla piazza finanziaria sammarinese maggiore considerazione a livello internazionale. Solo così potremo guardare con serenità al futuro che ci attende. Agli investitori – conclude il presidente Assobank – si devono dare certezze sotto tutti i profili”.
Dello stesso avviso è Paolo Fabbri, presidente dell’altra associazione bancaria, l’ABS. “Pensare di rinunciare al segreto bancario oggi – afferma – è impensabile. Si deve prima tracciare un percorso che sappia valorizzare l’operatività delle nostre banche utilizzando altri strumenti che assicurino attrattiva al sistema”.
Il segreto bancario vacilla sotto i colpi dell’Unione Europea, che mira ad eliminare le possibili sacche di evasione fiscale. L’accordo Ecofin, firmato da San Marino nel 2004, preserva il regime di riservatezza fino al 2015, ma gli operatori della Repubblica sanno che nel lungo periodo non potrà più essere il pilastro su cui poggiare l’intero sistema.
Lo sanno anche i loro colleghi svizzeri, attraversati dagli stessi problemi nei rapporti con Bruxelles. “E’ un evento – spiega Antonio Costanzo del centro Studi delle Banche svizzere – al quale ci stiamo preparando da qualche anno. E’ vero che costituisce un nostro punto di forza ma non è l’unico”. La filosofia che caratterizza gli operatori finanziari elvetici è quella della elevata professionalità. “Più siamo bravi – afferma Costanzo – più i clienti saranno attratti dai nostri servizi, dalle nostre professionalità. Non è un caso che le banche ticinesi, ad esempio, investono in formazione la metà dei loro budget di spesa. Ma attenzione – sottolinea l’esponente del Centro Studi di Lugano – a non confondere la riservatezza con il segreto. La discrezione – conclude – è un fatto culturale a da questo viene quel riserbo che si muove entro i confini previsti dalla legge”.
Sergio Barducci
Dello stesso avviso è Paolo Fabbri, presidente dell’altra associazione bancaria, l’ABS. “Pensare di rinunciare al segreto bancario oggi – afferma – è impensabile. Si deve prima tracciare un percorso che sappia valorizzare l’operatività delle nostre banche utilizzando altri strumenti che assicurino attrattiva al sistema”.
Il segreto bancario vacilla sotto i colpi dell’Unione Europea, che mira ad eliminare le possibili sacche di evasione fiscale. L’accordo Ecofin, firmato da San Marino nel 2004, preserva il regime di riservatezza fino al 2015, ma gli operatori della Repubblica sanno che nel lungo periodo non potrà più essere il pilastro su cui poggiare l’intero sistema.
Lo sanno anche i loro colleghi svizzeri, attraversati dagli stessi problemi nei rapporti con Bruxelles. “E’ un evento – spiega Antonio Costanzo del centro Studi delle Banche svizzere – al quale ci stiamo preparando da qualche anno. E’ vero che costituisce un nostro punto di forza ma non è l’unico”. La filosofia che caratterizza gli operatori finanziari elvetici è quella della elevata professionalità. “Più siamo bravi – afferma Costanzo – più i clienti saranno attratti dai nostri servizi, dalle nostre professionalità. Non è un caso che le banche ticinesi, ad esempio, investono in formazione la metà dei loro budget di spesa. Ma attenzione – sottolinea l’esponente del Centro Studi di Lugano – a non confondere la riservatezza con il segreto. La discrezione – conclude – è un fatto culturale a da questo viene quel riserbo che si muove entro i confini previsti dalla legge”.
Sergio Barducci
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