Crollano i consumi. I supermercati affossano le botteghe. E, per la prima volta, anche i ristoratori lanciano grida d’allarme. Non è un bollettino di guerra, ma l’ennesimo bilancio negativo che arriva dalle nostre tasche gonfie di monetine europee. Mangiare dobbiamo e così sono solo i prodotti alimentari a non soffrire della crisi dei consumi. Un trend, quello rilevato dall’Istat, che non risparmia San Marino. La frenata nelle vendite c’è stata, commenta il Presidente dell’Unione Commercianti Marco Arzilli, così come è una realtà il fatto che si privilegiano i supermercati rispetto alle botteghe sotto casa, anche se la piccola distribuzione, sul Titano, è una realtà ancora ben presente. Per il resto la flessione è marcata in tutti i settori e non è consolante vedere che resta di segno positivo, anche se di poco sopra lo zero, il consumo di farmaci. Crollano invece le vendite in cartoleria e per libri e riviste. Fin qui, purtroppo, niente di nuovo. Fa invece riflettere il fatto che, dopo anni di trend positivo, oggi è il settore della ristorazione a registrare una battuta d’arresto. Le cause di questa inversione di tendenza si legano alla crisi dei consumi e a una offerta generalizzata di pasti sempre più ampia, ma anche agli effetti del cambio valuta. Se prima dell’euro, per una pizza e una birra erano sufficienti 10-15 mila lire, oggi sono necessari almeno 10 euro, un prezzo raddoppiato rispetto al vecchio listino. Il presidente degli operatori turistici Gianfranco Ugolini conferma: “I ristoranti sono tra i settori più penalizzati. All’ora di pranzo l’affluenza è pochissima. Non va meglio di sera perché se prima i sammarinesi uscivano 2-3 volte alla settimana, adesso la scelta di cenare fuori è limitata ad un massimo di 3-4 volte al mese”.
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