Restano alti i toni della vertenza che sta contrapponendo il sindacato al gruppo Colombini. Dopo aver trasformato in assemblea aziendale lo sciopero proclamato per ieri, la Csu accusa l’azienda di rifiutare il confronto e di non avere permesso l’uso dei locali per lo svolgimento della riunione. 'Vista questa indisponibilità - scrive il sindacato - i lavoratori hanno dovuto riunirsi al di fuori dei cancelli dell’azienda. La partecipazione non è stata elevata, a causa del clima creato dalla direzione aziendale e dagli ostacoli che ha posto all’esercizio di questo diritto'. Di tutt’altro parere i vertici della Colombini che precisano di avere saputo solo nella serata di ieri che lo sciopero era stato trasformato in assemblea. 'Quest’ultima - ricordano - va comunicata almeno 48 ore prima per dar modo all’azienda di organizzarsi. Abbiamo anticipato al sindacato la nostra disponibilità fin da lunedì prossimo e, per quel giorno, i locali per l’assemblea sarebbero stati a disposizione'. La Federazione Industria intende verificare con attenzione gli sviluppi che la vicenda assumerà nei prossimi giorni 'tenendo conto - sottolinea la CSU - che l’accordo firmato da Governo, Anis e azienda, non fissa nessun paletto e nessun criterio per dare una regolamentazione all’appalto di manodopera'. Intanto proseguono le verifiche legali circa la possibilità di presentare un ricorso alla Magistratura contro l’accordo, sia in relazione al trattamento che stabilisce per i lavoratori sia perché il lavoro in appalto, ribadisce il sindacato, non è contemplato dalle leggi sammarinesi. 'Con questo atteggiamento - conclude la CSU - l’azienda dimostra quanto fossero false le accuse rivolte al sindacato di aver fatto di questa vicenda una questione di potere'. 'Per mesi - replicano i vertici aziendali - siamo rimasti al tavolo delle trattative facendo concessioni di ogni tipo. Quando il sindacato ha deciso di non firmare l’accordo, sottoscritto anche dal Governo, abbiamo dovuto prenderne atto e illustrare ai lavoratori i termini dell’intesa'.
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