Sono circa novanta i lavoratori coinvolti nella norma inserita dal Governo nella finanziaria, che obbliga i dipendenti PA che entro febbraio 2011 hanno maturato i requisiti anagrafici per il pensionamento a collocarsi a riposo, quando invece la legge pensionistica consente a tutti i lavoratori di proseguire, se vogliono, l’attività lavorativa fino a 65 anni. Questa collocazione a riposo forzata crea a tanti di questi lavoratori serie difficoltà; molti di loro sono donne, che sebbene abbiamo raggiunto l’età pensionabile (62 anni nel 2011), hanno pochi anni di contribuzione (ad esempio 20-25 anni o anche meno), quindi maturano pensioni molto basse. Tra esse ci sono persone che, ad esempio, hanno contratto mutui per la prima casa, e che quindi con questo drastico abbattimento del reddito, causato dal dimissionamento per legge, si troveranno in serie difficoltà economiche. Questa furia irriflessiva del Governo nel voler ridimensionare i numeri della PA, pensando di ottenere chissà quali risparmi per la casse dello stato, in realtà non fa altro che tradursi in un aggravio di oneri sul fondo pensioni, per il quale si accelera in tal modo il momento dello squilibrio finanziario. Per di più l’Esecutivo continua a tergiversare nell’affrontare il completamento della riforma pensionistica, necessaria per dare una prospettiva di equilibrio ai fondi previdenziali, che tra pochi anni rischiano di andare in default. Altri dipendenti andranno a maturare pensioni più dignitose, ma anche per loro si tratta di un atto d’imperio, in quanto avrebbero voluto proseguire l’attività lavorativa, com’è diritto di tutti. È evidente che in diversi casi il risparmio per lo Stato è del tutto nullo, in quanto vi sono figure, ad esempio nel campo medico-sanitario, che devono essere necessariamente sostituite. In alcuni casi, trattandosi di figure molto stimate nel loro campo e che hanno maturato grande esperienza e professionalità, ciò si traduce anche in un danno per gli utenti. Visto dunque che con tale provvedimento non si otterrà alcun risparmio significativo, e considerato che c’è un’altra norma nella finanziaria che in sostanza permette all’Esecutivo di tornare a gestire direttamente le assunzioni per posti definitivamente vacanti nella PA, viene da pensare che questo dispositivo possa servire ad alimentare una nuova forma di clientelismo per il terzo millennio… Inoltre tale norma contraddice palesemente lo spirito della riforma pensionistica del 2005, che porta progressivamente l’età pensionabile a 65 anni per tutti i lavoratori, a beneficio della tenuta del fondo pensioni. Il Sindacato continua a ritenere questa norma illegittima, in virtù del fatto che il nostro ordinamento stabilisce che il raggiungimento dell’età pensionistica non costituisce in alcun modo motivo di giusta causa di licenziamento o interruzione del rapporto di lavoro.
Donatella Olga Zanotti - Segretario Confederale CSdL
Donatella Olga Zanotti - Segretario Confederale CSdL
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