“Al termine di un anno si abbia il coraggio di chiedersi: quante vite umane sono state spezzate dai conflitti amati? Quanti morti? E quante distruzioni, quanta sofferenza? Quanta povertà? Chi ha interessi in questi conflitti ascolti la voce della coscienza”. Richiamo potente, quello del Papa, all'Angelus. Controcorrente il suo insistere sull'insensatezza della guerra; in una fase storica caratterizzata proprio dall'utilizzo sistematico della violenza. Paradigmatica l'evoluzione del conflitto russo-ucraino. Da una parte scontri sanguinosi, per avanzate di poche centinaia di metri; dall'altra un loop di attacchi in profondità e rappresaglie in quest'ultima parte del 2023, con una moltitudine di vite innocenti spazzate via. Venerdì un massiccio raid su varie regioni da parte delle forze di Mosca; segnalate almeno 42 vittime.
Poi l'annunciata risposta di Kiev, specie su Belgorod, a una manciata di chilometri dal confine; dove sarebbero piovuti razzi in aree centralissime, anche nei pressi di una pista di pattinaggio aperta al pubblico. L'ultimo bilancio parla di almeno 24 morti, fra i quali alcuni bambini. “Un deliberato attacco terroristico”, hanno tuonato i rappresentanti russi all'ONU. Denunciato l'utilizzo di munizioni a grappolo in zone densamente abitate. La replica a stretto giro, con un bombardamento su Kharkiv. Stando alle autorità ucraine sarebbero stati colpiti edifici civili; ferite 28 persone, ma nessuna vittima. Agli antipodi la versione di Mosca, che ha parlato di strike su “centri decisionali e installazioni militari”, con l'uccisione di ufficiali dell'intelligence.
“Non arretreremo mai”, ha tuonato Putin nel discorso di fine anno. Nessuna citazione esplicita della guerra in corso; ma appelli al patriottismo: “nessuna forza – ha detto - può dividerci”. In vista del nuovo anno sembra inoltre rafforzarsi la sinergia con Pechino. In uno scambio di auguri con il Presidente russo, Xi Jinping ha sottolineato come il volume di scambi commerciali abbia superato i 200 miliardi di dollari, parlando soprattutto di un “coordinamento strategico stretto” e di “reciproca fiducia politica”. Il leader della Repubblica Popolare si era in precedenza rivolto alla nazione, ponendo l'accento sul dossier geopoliticamente più scottante: Taiwan. La Cina – ha assicurato - “sarà sicuramente riunificata”.