Parzialmente rivisto, oggi, il bilancio delle vittime delle deflagrazioni in occasione delle commemorazioni per il Generale Soleimani. Le ultime stime parlano di 84 morti e quasi 300 feriti. Comunque un episodio di una gravità inaudita. Resta ora da capire se, contro chi, e con quali tempistiche, il Paese colpito intenda sferrare una rappresaglia.
Poco dopo la strage erano stati chiamati in causa Washington ed Israele: una sorta di riflesso pavloviano per l'Iran. Che negli ultimi tempi, tramite i propri proxy della cosiddetta mezzaluna sciita, avrebbe ripetutamente colpito lo Stato Ebraico - ed asset statunitensi nell'area - evitando un coinvolgimento diretto. Ora sembrerebbe porsi questa eventualità, per la quale tuttavia Teheran non è forse preparata. Ma ogni scenario, anche il più catastrofico, pare possibile in questa fase. L'ombra della guerra pare del resto già sul Libano, specie dopo l'uccisione, a Beirut – in un raid attribuito ad Israele –, del numero due di Hamas Arouri.
Al netto della retorica minacciosa del proprio leader Nasrallah, Hezbollah sembrerebbe al momento intenzionata ad evitare un 'redde rationem' con Tsahal.
Sempre più aspro, però, il confronto al confine israelo-libanese. Rivendicato un attacco ad una caserma nell'Alta Galilea; un'abitazione sarebbe inoltre stata colpita da un missile anticarro. Dall'altra parte segnalata l'uccisione, ieri, di 8 miliziani del “Partito di Dio”. Al centro di questo vortice di violenze resta tuttavia Gaza, da dove tutto è iniziato, e dove pare utopico pensare a luoghi sicuri. Al Jazeera riporta bombardamenti nei pressi di una zona di evacuazione, con la morte di 14 civili, anche bambini. Mentre la Mezzaluna rossa denuncia uno strike sulla propria sede a Khan Yunis: attuale epicentro degli scontri.
L'ONU, dal canto, suo esprime preoccupazione per le dichiarazioni di alti funzionari israeliani sui piani di trasferimento di civili palestinesi dalla Striscia verso paesi terzi; sottolineando come la legge internazionale vieti simili pratiche. In questo quadro l'annunciata missione del Segretario di Stato americano Blinken: l'ennesima, in un Medio Oriente che pare avviato ad una escalation dagli esiti imprevedibili.