Per la prima volta i negoziatori di Hamas aprono alla possibilità che l'Idf resti temporaneamente a Gaza dopo l'entrata in vigore del cessate il fuoco. Al momento sul tavolo 60 giorni di tregua e la liberazione di 30 ostaggi in cambio di detenuti palestinesi. Si spera nella svolta di una guerra, che secondo il Ministero della Sanità di Gaza, ha già fatto più di 44.800 vittime. A cui se ne aggiungono 30, a seguito di nuovi raid. I soldati israeliani confermano anche di aver attaccato in modo mirato miliziani che tentavano di rubare aiuti umanitari nel Sud della Striscia.
Nel frattempo si è consegnato il palestinese che ieri sera ha sparato contro un bus a Gerusalemme, uccidendo un bambino israeliano di 12 anni e ferendo altre persone. Un attentato che arriva a distanza di pochi minuti dalla risoluzione dell'assemblea generale delle Nazioni Unite per chiedere una tregua immediata e incondizionata, un appello simbolico, respinto da Stati Uniti e Israele. "77 anni fa - afferma Danny Danon, rappresentante permanente alle Nazioni Unite per Israele -, questa Assemblea ha votato il Piano di partizione delle Nazioni Unite, un momento che ha offerto a israeliani e palestinesi la possibilità di vivere fianco a fianco in pace. Israele ha detto sì, il mondo arabo ha detto no, hanno rifiutato la coesistenza, scegliendo invece di dichiarare guerra al neonato stato ebraico. Da quel giorno, questa assemblea ha mantenuto un'ossessione nevrotica per quella che chiamate la questione della Palestina".
"Israele ha violato ogni singolo ordine provvisorio della Corte internazionale di giustizia volto ad affrontare il rischio di genocidio - ribatte Riyad Mansour, Osservatore permanente alle Nazioni Unite per la Palestina -. Invece, ha insistito e raddoppiato la commissione di crimini atroci, crimini di guerra e crimini contro l'umanità commessi ogni secondo del giorno. Invitiamo tutti gli Stati a usare qualsiasi leva abbiano per porre fine ai massacri”.
Nel video le dichiarazioni di Danny Danon (Rappresentante permanente alle Nazioni Unite, Israele) e Riyad Mansour (Osservatore permanente alle Nazioni Unite, Stato di Palestina)