La presidenza di Banca Centrale rischia di diventare una storia infinita. La strada per la selezione del nuovo vertice si dimostra lastricata di colpi di scena, almeno in queste ultime ore. Prima la rinuncia di Marcello Mentini, dirigente del Gruppo Banca Intesa, sfilatosi proprio il giorno dopo che il Governo ha presentato il suo curriculum ai gruppi consiliari, insieme agli altri due candidati ritenuti ideali. Oggi, a poche ore di distanza, ha rinunciato anche il secondo presidente papabile, il 44 enne Riccardo Ercoli, senior economist con esperienza ventennale nelle massime istituzioni internazionali, come Fondo Monetario Internazionale e Commissione Europea. Ercoli è anche Consigliere Parlamentare nella Commissione bilancio del Senato italiano, posizione che ricopre da ben 11 anni. E proprio questo incarico, almeno stando alle versioni ufficiali, sarebbe il motivo della sua defezione: “incompatibilità istituzionale”, come a dire che, essendo al servizio del Governo italiano non può esserlo anche di quello di un altro paese. Ma se la giustificazione fosse quella reale, viene da chiedersi: Ercoli queste cose non le sapeva prima? E ancora: chi ha fatto la prima selezione dei 46 candidati, non aveva notato questa possibili incompatibilità? Cosa del resto sfuggita anche sul Titano al momento di ridurre a tre la rosa dei candidati ideali. Forse Ercoli aveva dato rassicurazioni in merito. La sua improvvisa defezione, proprio in extremis, ha però un sapore strano, soprattutto se si legge un passaggio della sua lettera motivazionale, allegata al curriculum: “sono convinto – scrive proprio Ercoli di suo pugno - che la mia esperienza nelle istituzioni unita alla mia provata capacità di stabilire rapporti di cooperazione con governi nazionali e istituzioni internazionali possano essere messe al servizio della posizione di Presidente al fine di conseguire risultati positivi per la stessa Banca Centrale”. Parole scritte senza aver lontanamente pensato all'eventualità di una posizione incompatibile. Oggi la Commissione Finanze ascolterà il Segretario di Stato Capicchioni e valuterà le sue proposte per uscire da quello che si manifesta come un empasse istituzionale o, quanto meno, uno sgradevole scivolone. Di tre candidati ne resta uno solo, e la scelta diventa obbligata. A meno che, come si vocifera in queste ore, non spuntino altri profili mantenuti in serbo.
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