Chiedono proposte più concrete, e le chiedono in tempi brevi, per scrivere il capitolo ancora mancante alla proposta di legge di iniziativa popolare per la riforma elettorale, appena approdata in Consiglio Grande e Generale: quello del voto estero. Doppio collegio, rappresentanze consiliari, nuove modalità di voto a distanza: sono le proposte emerse negli interventi di tutti i partiti, di maggioranza e opposizione. Le forze politiche illustrano i pregi della nuova legge, a partire dalla garanzia di stabilità che deriverebbe dall’obbligo di dichiarare le coalizioni pre-elettorali e dal ricorso alle urne in caso di crisi nella maggioranza. Suggeriscono anche il metodo, quello del confronto e del dialogo con la Consulta. Con toni più o meno forti tutti condannano il voto di scambio (Angela Venturini dei Popolari e Erik Casali di NPS tornano con forza a denunciare gli episodi che si sarebbero verificati alla vigilia delle elezioni del 4 giugno scorso) ed è il segretario del Nuovo Partito Socialista Casali a suggerire una soluzione concreta contro le distorsioni di questa pratica: un referendum per portare da tre a una le preferenze elettorali. Ma alla Consulta tutto questo non basta, per una nuova legge che entro il prossimo marzo passerà in seconda lettura: “Tempi stretti – dicono – mancanza di chiarezza su cosa si intenda, nel concreto, per la creazione di un doppio collegio”. Dopo anni di attesa – denunciano i rappresentanti dei concittadini esteri - è ancora aperta, per molti giovani, la battaglia contro l’apolidia politica. Nelle parole, poi, tutti d’accordo sulla necessità di superare l’art.7 della legge sulla cittadinanza, ma nei fatti quella norma è ancora lì.
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