Per chi è nato e vissuto in tempo di guerra, un paese pacifico come San Marino regala suggestioni uniche. A pochi giorni dalla giornata mondiale per la pace, la visita della delegazione israeliana riaccende i riflettori sulla fragilissima tregua in Medioriente. Instabile e precaria. Non c'è nessuna garanzia che il cessate il fuoco possa durare. Non mancano le proposte, ma manca una leadership che prenda decisioni forti. In gioco ci sono troppi interessi politici ed economici, e le diverse influenze e pressioni della comunità internazionale allontanano una possibile soluzione. Serve uno sforzo congiunto per evitare altro spargimento di sangue.
E' il senso delle parole espresse alla rappresentanza del Consiglio Grande e Generale. Perché siamo qui? La risposta è nella forza che anche un piccolo paese come San Marino può esprimere, nel fare sentire la propria voce negli organismi internazionali.
Ma come muoversi? Ad esempio offrendosi come luogo neutrale di scambio e dialogo. Il muro contro muro in Israele non rende semplice incontri e relazioni. Ma la società civile, soprattutto moderata, ha bisogno di conoscersi e parlarsi. Da qui l'appello. Aiutiamo i giovani ad interagire.
Perché in questo clima di odio e sospetto, un'intera generazione di palestinesi e israeliani si sta perdendo sulla strada del risentimento.
E' il senso delle parole espresse alla rappresentanza del Consiglio Grande e Generale. Perché siamo qui? La risposta è nella forza che anche un piccolo paese come San Marino può esprimere, nel fare sentire la propria voce negli organismi internazionali.
Ma come muoversi? Ad esempio offrendosi come luogo neutrale di scambio e dialogo. Il muro contro muro in Israele non rende semplice incontri e relazioni. Ma la società civile, soprattutto moderata, ha bisogno di conoscersi e parlarsi. Da qui l'appello. Aiutiamo i giovani ad interagire.
Perché in questo clima di odio e sospetto, un'intera generazione di palestinesi e israeliani si sta perdendo sulla strada del risentimento.
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