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Imponente il dibattito in Consiglio sulle relazioni della Commissione d'inchiesta

15 feb 2007
Aula del Consiglio grande e generale
Aula del Consiglio grande e generale
E’ un dibattito imponente, al quale partecipano praticamente tutti i rappresentanti consiliari. Sono 63 quelli iscritti a parlare e dopo la lunga maratona di illustrazione delle singole relazioni si è entrati nel vivo. Due gli schieramenti che in aula si evidenziano: la maggioranza chiama in causa la Democrazia cristiana sui documenti Guzzanti e Trillium Gaming e accusa Gatti e Menicucci di averli in qualche modo provocati e adombra la presenza costante di Scaramella; la DC parla di una lobby pro casinò incarnata in Alvaro Selva e punta il dito sul Segretario Stolfi indicandolo come il politico di riferimento.
Per il capogruppo del PSD, Claudio Felici, la Democrazia cristiana ha scelto la strategia della bomba dopo aver perso le elezioni. Felici parla di presentazione di documenti fatta ad uso e consumo perché questo governo non dovesse insediarsi. Poi attacca Gatti, ricordandogli le dichiarazioni rilasciate in aula nel dibattito su Scaramella, nel quale il Capogruppo democristiano avrebbe affermato “dopo le elezioni mi chiama Scaramella e mi chiede: cosa posso fare per voi?”. Dal suo banco Gatti smentisce ma Felici insiste e gli legge la trascrizione verbale di quel passaggio. “Scaramella – gli fa eco subito dopo Romeo Morri – era conosciuto da tutti coloro che facevano parte del Governo straordinario, come dimostra il famoso incontro di Miramare”. Poi il leader dei Popolari precisa i suoi incontri con Valentino Peri, sulla questione Casinò. “E’ vero – dichiara – l’ho incontrato nel 2000 quando ero membro di Governo, come ho incontrato gli emissari della Casinos Austria. E’ normale – aggiunge – che chi fa politica incontri persone, altro è prendere mazzette”.
Per Stefano Palmieri, di Alleanza Popolare, si è tentato di ridicolizzare tutta la vicenda come si è cercato di fare con il dibattito su Scaramella. “Troppo semplice – dichiara – far finta di dimenticarsi di essere andati a Perugia come Segretario politico della DC per parlare di Casinò. Appare chiaro – afferma Palmieri – l’interessamento delle varie persone, lobbisti, professionisti, procacciatori, Segretari di stato. La magistratura – aggiunge – dovrà ora accertare eventuali responsabilità penali che non competevano alla Commissione”.
L’esponente del PSD, Giovanni Capicchioni, chiede le dimissioni di Gatti e Menicucci ipotizzando la cospirazione contro le istituzioni. Il Segretario democristiano con un intervento accalorato definisce in forte difficoltà il PSD e parla di perdita di credibilità del suo esponente più autorevole. Ma per Menicucci è Alleanza popolare che rischia di uscire massacrata da questa vicenda. “Sui giochi – afferma – ha subito i diktat del PSD. Rischiate – dichiara – di vedere minata la credibilità che vi siete costruiti in 13 anni. Non credo – aggiunge – che il solo capo espiatorio debba essere Alvaro Selva”. “Chi ha potuto dare a Selva una lettera di mandato – si chiede Ernesto Benedettini – se non un politico di rilievo?” Forti le riflessioni di Simone Celli per il quale ci si trova di fronte ad un gruppo eversivo che in collaborazione con Scaramella ha attentato ai gangli democratici del paese e non si è sottratto dal denigrarlo per tornaconto personale. Si toglie qualche sassolino, nel suo intervento, Giovanni Lonfernini, che tocca le vicende interne al suo partito. Ricorda come sul caso patente Gatti non abbia esitato a rivolgersi al tribunale di un altro paese per denunciare un proprio collega. “Inaccettabile – afferma – che oggi sia qui a dare lezioni a qualcuno”. Per Lonfernini le responsabilità di Selva sono oggettive e ricorda che nel 2003, proprio sui rapporti dell’avvocato in materia di casinò, aveva chiesto una verifica di Governo.
Le diverse interpretazioni erano già emerse nell’esposizione delle relazioni conclusive, come pure le riflessioni sulle responsabilità politiche prese in esame. Non è escluso che alla fine il Consiglio Grande e Generale decida di trasmettere tutti gli atti al tribunale per valutare eventuali responsabilità penali. La magistratura ordinaria intanto è già stata chiamata in causa circa i lavori della Commissione, in relazione alla fuga di notizie, al mancato rispetto del segreto istruttorio, denunciato da alcuni commissari.

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