“C’erano pronti tre candidati - ha sostenuto Masi – ma nonostante gli altri tre partiti della coalizione fossero d’accordo, i Democratici di Centro hanno bloccato la nomina, insistendo perché su quella poltrona sedesse un sammarinese”. “Se questa è una colpa ne siamo orgogliosi” replicano oggi gli uomini di Lonfernini, rigettando l’ipotesi di quello che chiamano un “podestà” forense, inesperto della realtà sammarinese”. I DdC rilevano che già in quell’Istituzione c’è una forte presenza di italiani, spesso provenienti da Banca d’Italia. “Nominare anche il Presidente – aggiungono – avrebbe dato il segno di ulteriore subordinazione e fragilità di un Paese che, da troppo tempo sembra incapace di contare sulle proprie forze”. Ma i Democratici di Centro rilanciano e sostengono che almeno due dei tre candidati avrebbero avuto problemi oggettivi di incompatibilità, che uno dei prescelti era un rispettabile ultrasettantenne mentre uno dei tre è stato sindaco di un comune italiano. “Non è questo – affermano – il modo di dare risposte adeguate e risolvere la crisi di credibilità del sistema bancario e finanziario”. Masi, dal canto suo, definisce la reazione scomposta e fuori luogo. “Se qualcosa non va – dichiara – se la prendano con i loro alleati, visto che le proposte sono arrivate dai segretari alle Finanze e agli Esteri. Avevamo concordato - aggiunge Masi - per un presidente di grande competenza, che potesse dare garanzie all’estero e dare un contributo per superare le tensioni. Loro – conclude – hanno bloccato le nomine ma non hanno presentato candidature alternative. Se ne devono assumere la responsabilità”.
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