Andreoli riconferma le sue dimissioni. Viene meno così una delle principali condizioni contenute nel documento presentato da Simone Celli e da altri nove firmatari che partiva dalla conferma del segretario e proponeva una nuova linea politica: considerare conclusa l’esperienza della coalizione, in particolare con Sinistra Unita, per aprire al centro, ad una nuova fase di dialogo che partiva dal rapporto solido con i Democratici di Centro, per guardare ad altri soggetti del centro moderato. Il documento è stato ritirato. Il confronto è terminato alle 3 del mattino, ma le posizioni non si sono riavvicinate. La riunione si è chiusa con la proposta, avanzata da Giuseppe Morganti, di nominare un gruppo di persone per elaborare un documento di sintesi. Progetto accolto con un solo voto contrario. Ma al momento della votazione, non erano presenti il segretario e il gruppo che condivide la linea Andreoli e De Biagi. E oggi, Simone Celli e gli altri 8 promotori del documento presentato al Consiglio Direttivo, definiscono “un colpo di mano” la votazione, a notte inoltrata, di un non meglio identificato comitato di crisi. “Abbiamo abbandonato la riunione per protesta, scrivono, nei confronti di un subdolo tentativo di allontanare le posizioni, in aperto contrasto con le manifestazioni di volontà per il necessario e graduale rinnovamento dei metodi, delle politiche e della dirigenza”. Prima però Paride Andreoli aveva parlato per oltre un’ora, mettendo sul tavolo le situazioni e le diversità che negli ultimi 3 anni si è trovato ad affrontare all’interno del partito, sulla linea politica. Non intendo rimanere alla guida del Psd, ha detto. “Ho fatto una scelta, ha concluso. La mia esperienza termina questa sera”. Parole che non sembrano riferirsi solo alla guida del partito quanto, piuttosto, alla permanenza di Andreoli all’interno del Psd.
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