“Fa più rumore un albero che cade che un’intera foresta che cresce”. Mai ci fu citazione più giusta. Nel caso di San Marino non si tratta di foreste è vero, ma di piccoli boschi, i piccoli polmoni verdi a noi rimasti. Gli alberi sono essenziali per la nostra salute e hanno un valore storico-culturale da tutelare in ogni modo ma che, da noi, viene tutelato solo in teoria. Perchè il rumore di un albero che cresce non va d’accordo con un altro rumore, quello delle motoseghe, che quando compiono il loro lavoro lasciano un vuoto, in alcuni casi di 50 anni e più. Penso in particolare alle querce, la cui conservazione è fortemente e direttamente collegata alla difesa del territorio. La quercia è tutelata, sempre in teoria, dalla legge: “La tutela comporta il divieto di abbattimento, di estirpazione e di ogni altra forma di distruzione o grave menomazione delle capacità e della potenzialità vegetative proprie delle piante. (art 32 legge 126/1995 legge quadro per la tutela dell’ambiente e la salvaguardia del paesaggio, della vegetazione e della flora)“
Quindi mi chiedo: la legge di tutela c’è, ma chi tutela la legge? Perché il dubbio e la rabbia salgono quando assisto a costanti abbattimenti (spacciati come potatura) da parte di privati, in aree verdi pubbliche che dovrebbero essere tutelate. Sia chiaro, sono certa che il privato a cui è stata data la concessione abbia tutte le autorizzazioni in regola, ma il dubbio naturalmente si insinua quando lo stesso privato è spesso, molto spesso, un dipendente UGRAA. Quando questo viene fatto notare, ci si sente rispondere: “Beh…ma non lo fa durante l’orario di lavoro”. Uno di questi privati taglialegna mi ha addirittura riferito che l’autorizzazione gli è stata data dalla guardia ecologica…e provate a indovinare a chi spettano i controlli? Alla guardia ecologica ovviamente che però, in questo caso, per tutto il giorno non si è vista sul posto a controllare l’operato del taglialegna.
Per tante cose ho chiesto spiegazioni agli uffici competenti ricevendo sempre le solite scuse: “Erano pericolanti”, “Bisogna ripulire per questione di sicurezza pubblica”, “Sono alberature senza valore”, “Lei non è un tecnico”. Scuse che anche altri cittadini, sono sicura, avranno ascoltato quando hanno chiesto chiarimenti in merito al verde. Non sono un tecnico è vero ma neanche il privato che esegue gli abbattimenti (cioè la potatura) lo è. Allora perché non c’è nessuno che controlla l’operato del privato? Chi dice quali alberi vanno abbattuti? La risposta è ovvia perché è quella che ti propinano sempre, “le alberature vengono preventivamente individuate e segnate”, ma come? E quando non ci sono segni distintivi sui tronchi? Si va a memoria? Si spera a questo punto che il privato si ricordi bene quali alberi la guardia ecologica gli aveva detto mesi fa di abbattere. Chi mi garantisce, se non c’è nessuno che controlla, che tutto venga fatto secondo le regole? E che la motosega non scivoli e sfortunatamente si abbatta l’albero?
Quando poi ci si spinge a chiedere un sopralluogo per un controllo, ci si sente rispondere:“Lei ha ragione ma manca il personale”. Non può essere una giustificazione, non si può dare carta bianca se manca il personale, ma si devono seguire i lavori giorno per giorno finendo un’area prima di passare a un’altra. Sono state abbattute querce dal tronco di diametro dai 45 ai 53 cm non segnate dallo spray rosso che deve marcarle…e non mi si venga a dire che erano già predisposte perché DEVONO essere segnate, soprattutto se poi non c’è nessuno che controlla! Una volta abbattute le piante ritenute da abbattere e verificato che non vi è altro, la conclusione del lavoro e ripulitura possono essere portate avanti dal privato, fermo restando il controllo di fine lavori per assicurarsi che non sia stato tagliato altro dopo. Ci vorrà tempo? Certo ma almeno le cose saranno fatte con i dovuti criteri.
E come se non bastasse, neppure la regola che prevede l’affissione di un cartello (da appendere alcuni giorni prima dell’abbattimento) nella zona della pianta da abbattere è stata rispettata. Neanche dopo che il Segretario al Territorio Antonella Mularoni ha riferito di aver dato mandato all’Ugraa per procedere. Alcune piante è vero sono malate, ma non ho ancora visto una qualche forma di prevenzione o di potatura vera che impedisca alla malattia di espandersi.
I dubbi continuano quando, dopo anni di abbattimenti e potature, si vede che non vi è alcuna intenzione di eseguire alcuna piantumazione quindi i boschi si sfoltiscono e si diradano fino a sparire. La piantumazione è essenziale per la sopravvivenza e lo sviluppo della vegetazione stessa, per il mantenimento del paesaggio iniziale nonché per il mantenimento della fauna che lo abita. In moltissimi casi la piantumazione rimane sempre una promessa mai attuata, “per mancanza di personale”. E’ emblematico il caso dell’istanza d’arengo – la n. 17 dell’ 8 aprile 2012 – affinché vengano effettuate piantumazioni di nuovi alberi in terreni pubblici..istanza approvata dal Consiglio Grande e Generale e mai attuata, ancora in attesa di essere vagliata dalla Commissione. Sono passati quasi tre anni! E sono certa ne passeranno altri: le leggi ci sono ma è inutile farle se non vengono fatte rispettare. Siamo noi cittadini a dover vigilare, a costo di passare per rompiscatole.
Il mio invito è: non fermate a dirvi che “tanto è così”, “che il bosco sporca e poi le foglie devo raccoglierle”. Siamo un popolo che si circonda di cemento e poi va in vacanza in montagna ad ammirare il paesaggio, ma è il paesaggio che ci sta intorno che è importante per noi, per il nostro benessere psicofisico e importante anche per la questione del dissesto calanchivo di cui si parla tanto. Ma credete davvero che la bonifica dei calanchi si possa fare con il compost invece che salvare alberi anche secolari che mantengono stabile il calanco? Io purtroppo ho smesso da un po’ dii credere alle favole.
Il verde stimola i sentimenti positivi e riduce la frustrazione, la paura, lo stress. I parchi pubblici sono anche luogo di convergenza sociale e favoriscono l’integrazione, ma per parco io intendo luogo verde non una colata di cemento a fare da marciapiede, qualche panchina, un parcheggio e un quadrato di erbetta! Ma vi rendete conto cosa vuol dire la perdita di una quercia di mezzo secolo? Quanto tempo è passato e quanto ancora ne deve passare per riaverla indietro?
Non accettate passivamente tutto quello che vi viene raccontato..informarsi e avere spiegazioni sono diritti di tutti.
Il bosco dove abito da 35 anni lo vivo ogni giorno e lo vedo trasformarsi ogni giorno, ogni anno sempre meno alberi. E questo il tecnico dovrebbe saperlo. Non rimane che il rumore della quercia che cade. L’unico grido di aiuto che possiamo cogliere sul momento perché andando avanti così potremo solo sentire il silenzio della foresta che non ci sarà più. Per questo mi rivolgo a tutti i cittadini, pensate un po’ al futuro del nostro territorio, ci deve essere trasparenza nel portare avanti le cose quindi …attivatevi, denunciate, segnalate..insomma rompete le scatole!
comunicato stampa
Adele Tonnini Movimento RETE
Quindi mi chiedo: la legge di tutela c’è, ma chi tutela la legge? Perché il dubbio e la rabbia salgono quando assisto a costanti abbattimenti (spacciati come potatura) da parte di privati, in aree verdi pubbliche che dovrebbero essere tutelate. Sia chiaro, sono certa che il privato a cui è stata data la concessione abbia tutte le autorizzazioni in regola, ma il dubbio naturalmente si insinua quando lo stesso privato è spesso, molto spesso, un dipendente UGRAA. Quando questo viene fatto notare, ci si sente rispondere: “Beh…ma non lo fa durante l’orario di lavoro”. Uno di questi privati taglialegna mi ha addirittura riferito che l’autorizzazione gli è stata data dalla guardia ecologica…e provate a indovinare a chi spettano i controlli? Alla guardia ecologica ovviamente che però, in questo caso, per tutto il giorno non si è vista sul posto a controllare l’operato del taglialegna.
Per tante cose ho chiesto spiegazioni agli uffici competenti ricevendo sempre le solite scuse: “Erano pericolanti”, “Bisogna ripulire per questione di sicurezza pubblica”, “Sono alberature senza valore”, “Lei non è un tecnico”. Scuse che anche altri cittadini, sono sicura, avranno ascoltato quando hanno chiesto chiarimenti in merito al verde. Non sono un tecnico è vero ma neanche il privato che esegue gli abbattimenti (cioè la potatura) lo è. Allora perché non c’è nessuno che controlla l’operato del privato? Chi dice quali alberi vanno abbattuti? La risposta è ovvia perché è quella che ti propinano sempre, “le alberature vengono preventivamente individuate e segnate”, ma come? E quando non ci sono segni distintivi sui tronchi? Si va a memoria? Si spera a questo punto che il privato si ricordi bene quali alberi la guardia ecologica gli aveva detto mesi fa di abbattere. Chi mi garantisce, se non c’è nessuno che controlla, che tutto venga fatto secondo le regole? E che la motosega non scivoli e sfortunatamente si abbatta l’albero?
Quando poi ci si spinge a chiedere un sopralluogo per un controllo, ci si sente rispondere:“Lei ha ragione ma manca il personale”. Non può essere una giustificazione, non si può dare carta bianca se manca il personale, ma si devono seguire i lavori giorno per giorno finendo un’area prima di passare a un’altra. Sono state abbattute querce dal tronco di diametro dai 45 ai 53 cm non segnate dallo spray rosso che deve marcarle…e non mi si venga a dire che erano già predisposte perché DEVONO essere segnate, soprattutto se poi non c’è nessuno che controlla! Una volta abbattute le piante ritenute da abbattere e verificato che non vi è altro, la conclusione del lavoro e ripulitura possono essere portate avanti dal privato, fermo restando il controllo di fine lavori per assicurarsi che non sia stato tagliato altro dopo. Ci vorrà tempo? Certo ma almeno le cose saranno fatte con i dovuti criteri.
E come se non bastasse, neppure la regola che prevede l’affissione di un cartello (da appendere alcuni giorni prima dell’abbattimento) nella zona della pianta da abbattere è stata rispettata. Neanche dopo che il Segretario al Territorio Antonella Mularoni ha riferito di aver dato mandato all’Ugraa per procedere. Alcune piante è vero sono malate, ma non ho ancora visto una qualche forma di prevenzione o di potatura vera che impedisca alla malattia di espandersi.
I dubbi continuano quando, dopo anni di abbattimenti e potature, si vede che non vi è alcuna intenzione di eseguire alcuna piantumazione quindi i boschi si sfoltiscono e si diradano fino a sparire. La piantumazione è essenziale per la sopravvivenza e lo sviluppo della vegetazione stessa, per il mantenimento del paesaggio iniziale nonché per il mantenimento della fauna che lo abita. In moltissimi casi la piantumazione rimane sempre una promessa mai attuata, “per mancanza di personale”. E’ emblematico il caso dell’istanza d’arengo – la n. 17 dell’ 8 aprile 2012 – affinché vengano effettuate piantumazioni di nuovi alberi in terreni pubblici..istanza approvata dal Consiglio Grande e Generale e mai attuata, ancora in attesa di essere vagliata dalla Commissione. Sono passati quasi tre anni! E sono certa ne passeranno altri: le leggi ci sono ma è inutile farle se non vengono fatte rispettare. Siamo noi cittadini a dover vigilare, a costo di passare per rompiscatole.
Il mio invito è: non fermate a dirvi che “tanto è così”, “che il bosco sporca e poi le foglie devo raccoglierle”. Siamo un popolo che si circonda di cemento e poi va in vacanza in montagna ad ammirare il paesaggio, ma è il paesaggio che ci sta intorno che è importante per noi, per il nostro benessere psicofisico e importante anche per la questione del dissesto calanchivo di cui si parla tanto. Ma credete davvero che la bonifica dei calanchi si possa fare con il compost invece che salvare alberi anche secolari che mantengono stabile il calanco? Io purtroppo ho smesso da un po’ dii credere alle favole.
Il verde stimola i sentimenti positivi e riduce la frustrazione, la paura, lo stress. I parchi pubblici sono anche luogo di convergenza sociale e favoriscono l’integrazione, ma per parco io intendo luogo verde non una colata di cemento a fare da marciapiede, qualche panchina, un parcheggio e un quadrato di erbetta! Ma vi rendete conto cosa vuol dire la perdita di una quercia di mezzo secolo? Quanto tempo è passato e quanto ancora ne deve passare per riaverla indietro?
Non accettate passivamente tutto quello che vi viene raccontato..informarsi e avere spiegazioni sono diritti di tutti.
Il bosco dove abito da 35 anni lo vivo ogni giorno e lo vedo trasformarsi ogni giorno, ogni anno sempre meno alberi. E questo il tecnico dovrebbe saperlo. Non rimane che il rumore della quercia che cade. L’unico grido di aiuto che possiamo cogliere sul momento perché andando avanti così potremo solo sentire il silenzio della foresta che non ci sarà più. Per questo mi rivolgo a tutti i cittadini, pensate un po’ al futuro del nostro territorio, ci deve essere trasparenza nel portare avanti le cose quindi …attivatevi, denunciate, segnalate..insomma rompete le scatole!
comunicato stampa
Adele Tonnini Movimento RETE
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