Una rivoluzione a metà strada e che si avvia all’attuazione di quella che viene definita la terza fase: la vera e propria riforma della Pubblica Amministrazione.
La PA del futuro sarà: UNA PA AUTONOMA. Un processo che dipenderà dal ripensamento del modello istituzionale che presiede la funzione pubblica (in primis dunque la riforma del Congresso di Stato) perché ci sia reale separazione tra politica e amministrazione. Individuati anche strumenti operativi di autonomia quali la già avviata revisione della legge sulla dirigenza che vedrà sì riconosciute le competenze professionali, ma anche quelle gestionali e basate sul raggiungimento dei risultati.
La nuova PA dovrà contemplare e trasmettere UN NUOVO MODO DI INTENDERE IL RAPPORTO DI LAVORO tra dipendente e Stato: non più come assegnazione definitiva e immodificabile del dipendente ad una mansione o ufficio, ma un modello che preveda il ripensamento dei ruoli, assumendo alcune delle caratteristiche del rapporto di lavoro privato. Previsto, ancora, un PROCESSO DI REVISIONE NEI SOGGETTI E NELLA STRUTTURA DEI LIVELLI DECISIONALI: tutto il sistema verrà rivisitato nelle sue funzionalità, individuando due modelli organizzativi: uno interno relativo ai servizi della PA e uno esterno, relativo ai servizi ai cittadini e alle imprese. Congresso, Segreterie, Dipartimenti, Aziende ed Enti autonomi verranno dotati di reale autonomia gestionale e questo sarà possibile attraverso l’attribuzione di poteri decisionali forti ai responsabili di tali settori. Nascerà così la figura del direttore di area. In questa direzione MUTERA’ ANCHE LA FIGURA DEL CAPO DEL PERSONALE nel rapporto con i responsabili delle Aziende autonome e dell’ISS: queste dovranno riassumere la funzione di autonomia che per statuto le caratterizza e il Capo del Personale valuterà il solo rispetto dell’indirizzo politico impresso dalle istituzioni come anche l’efficienza dei servizi ai cittadini.
Già raggiunti 3 importanti obiettivi: il superamento delle criticità attraverso una gestione attenta all’uso razionale delle risorse umane per dare pieno equilibrio tra costi e funzionalità dei servizi. Una gestione più flessibile attraverso la revisione di istituti quali mobilità, congedi, part-time, orari di lavoro e un’organizzazione del personale attenta alle reali esigenze di ogni ufficio attraverso l’individuazione di professionalità strategiche e di una dotazione minima d’organico. Ancora, gli sforzi per garantire formazione continua, informatizzazione prestando maggiore attenzione al reclutamento delle risorse umane.
La PA del futuro sarà: UNA PA AUTONOMA. Un processo che dipenderà dal ripensamento del modello istituzionale che presiede la funzione pubblica (in primis dunque la riforma del Congresso di Stato) perché ci sia reale separazione tra politica e amministrazione. Individuati anche strumenti operativi di autonomia quali la già avviata revisione della legge sulla dirigenza che vedrà sì riconosciute le competenze professionali, ma anche quelle gestionali e basate sul raggiungimento dei risultati.
La nuova PA dovrà contemplare e trasmettere UN NUOVO MODO DI INTENDERE IL RAPPORTO DI LAVORO tra dipendente e Stato: non più come assegnazione definitiva e immodificabile del dipendente ad una mansione o ufficio, ma un modello che preveda il ripensamento dei ruoli, assumendo alcune delle caratteristiche del rapporto di lavoro privato. Previsto, ancora, un PROCESSO DI REVISIONE NEI SOGGETTI E NELLA STRUTTURA DEI LIVELLI DECISIONALI: tutto il sistema verrà rivisitato nelle sue funzionalità, individuando due modelli organizzativi: uno interno relativo ai servizi della PA e uno esterno, relativo ai servizi ai cittadini e alle imprese. Congresso, Segreterie, Dipartimenti, Aziende ed Enti autonomi verranno dotati di reale autonomia gestionale e questo sarà possibile attraverso l’attribuzione di poteri decisionali forti ai responsabili di tali settori. Nascerà così la figura del direttore di area. In questa direzione MUTERA’ ANCHE LA FIGURA DEL CAPO DEL PERSONALE nel rapporto con i responsabili delle Aziende autonome e dell’ISS: queste dovranno riassumere la funzione di autonomia che per statuto le caratterizza e il Capo del Personale valuterà il solo rispetto dell’indirizzo politico impresso dalle istituzioni come anche l’efficienza dei servizi ai cittadini.
Già raggiunti 3 importanti obiettivi: il superamento delle criticità attraverso una gestione attenta all’uso razionale delle risorse umane per dare pieno equilibrio tra costi e funzionalità dei servizi. Una gestione più flessibile attraverso la revisione di istituti quali mobilità, congedi, part-time, orari di lavoro e un’organizzazione del personale attenta alle reali esigenze di ogni ufficio attraverso l’individuazione di professionalità strategiche e di una dotazione minima d’organico. Ancora, gli sforzi per garantire formazione continua, informatizzazione prestando maggiore attenzione al reclutamento delle risorse umane.
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