Undici voti contrari, due favorevoli ed una astensione. La maggioranza ha respinto compatta la richiesta delle opposizioni di istituire una Commissione d’Inchiesta sull’ormai famigerato caso della patente ritirata ad un consigliere e poi restituita. Già all’ultima sessione del Consiglio Grande e Generale lo scontro verbale era stato duro tra maggioranza e opposizione. Respinto in Commissione il progetto, la legge non tornerà più in Parlamento. La maggioranza ha ribadito le proprie motivazioni, ossia che la politica non può sostituirsi alla magistratura. Sul caso è da tempo aperto un fascicolo e la giustizia dovrà fare il suo corso. Una volta accertate le eventuali irregolarità, anche la politica potrà e dovrà procedere di conseguenza. In aula, assente il rappresentante di Alleanza Popolare. Per il consigliere di Alleanza Nazionale Glauco Sansovini, non si può continuare a prendere la scusante della magistratura e a tenere la testa sotto la sabbia. “Mi rimetto al volere della maggioranza – ha detto – ma così creerete un precedente, dal momento che voi stessi avete ammesso l’errore, seppure in buona fede, del consigliere, ma lui nel momento in cui è stato eletto ha giurato di tenere un comportamento onesto e trasparente verso i propri elettori”. Anche Giuseppe Rossi, Sammarinesi per la Libertà, intervenuto come relatore, sostiene che la maggioranza non intende fare chiarezza sulla vicenda: “Apprezzo – aggiunge – che siano state riconosciute delle responsabilità, anche se poi sono state definite peccati veniali”.
Riproduzione riservata ©