La notizia che una delegazione della società cinese Maxdo Group Limited è stata in visita a San Marino per aprirvi una sede ed effettuare investimenti in banche e infrastrutture, ha colto di sorpresa il Paese ma non certamente i nostri governanti. Ne è prova la delibera n.50 del 17 luglio 2012 nella quale il passato esecutivo esprimeva parere favorevole ai progetti del gruppo. La delibera è stata resa pubblica solo da poco, evidentemente per sottrarre al dibattito preelettorale una scelta di sviluppo in netta antitesi con il sentire comune che, fino a pochi mesi fa, era dolorosamente in allarme per gli effetti rovinosi della finanziarizzazione dell’economia sammarinese. Tanto che i commenti passavano dallo sgomento allo sdegno, dalla incredulità alla condanna aperta di un sistema permeabile alle infiltrazioni della criminalità organizzata fino agli estremi della vera e propria complicità. Flussi di denaro malato che hanno attirato sconcerto e riprovazione sulla nostra Repubblica e danneggiato quasi irreparabilmente la sua reputazione di Stato sovrano. Ci chiediamo oggi dove sia finita all’interno della maggioranza al governo la preoccupazione che i limiti strutturali del microstato non permettano un controllo efficace dell’attività di banche e finanziarie e soprattutto della provenienza del denaro. La Commissione Parlamentare antimafia, che oggi qualcuno si permette di criticare, ha avuto il merito politico e il coraggio civile di aprire una finestra sulla dura verità. Il corpo elettorale ha dato il suo giudizio e oggi il Consiglio è per gran parte rinnovato, finalmente libero dalla rete a maglie fitte intessuta da alcuni dei maggiori protagonisti della relazione politico affaristica i quali, se ancora possono esercitare la loro influenza, almeno sono costretti a farlo da lontano e non tenendo ben strette le leve del comando. Ma questo non può bastare e soprattutto non deve permetterci di abbassare la guardia. Molto c’è ancora da fare e se sul piano normativo alcuni risultati sono stati raggiunti ora ci aspetta la fase più difficile: dimostrare nei fatti e nella concretezza delle azioni e dei comportamenti quotidiani che la nostra volontà di trasparenza e di onestà è una scelta irrevocabile. E’ una traiettoria di riscatto e di dignità. Belle parole, dirà qualcuno, ma i fatti? I fatti sono questa sconvolgente remissività del Governo alla proposta del gruppo cinese, questa fiduciosa attesa nelle sue miracolistiche ricadute economiche. Eppure al momento disponiamo solo della coscienza di ciò che è stato e che non vogliamo più si ripeta. La nostra prudenza non è oscurantismo o visione corta, ma solo la preoccupazione che nulla sia cambiato e che, passata la marea dell’indignazione, possa riprendere il sopravvento la stessa cinica e rovinosa cultura del denaro ora legittimata dalla paura del futuro e dagli imperativi dell’emergenza economica. Non stiamo a disquisire sulle condizioni che i vertici del Maxdo Group hanno posto (anche perché non ci è dato di conoscerle) e sulle quali il Governo sta, a suo dire, riflettendo. Anche l’intero Paese compresa Sinistra Unita ha il diritto di riflettere oculatamente e il Governo ha il dovere di mettere a disposizione tutte le informazioni che finora ha tenuto rigorosamente occultate. Quello che ci interessa è sciogliere gli interrogativi doverosi sui perché della opzione San Marino della potente società cinese: perché qui, cosa la attrae, quali le ricadute sul nostro sistema economico, quale e quanto spazio occuperà nel nostro assetto finanziario, come e se si concilierà ai dettati del nuovo regime pattizio con l’Italia e l’Europa, quali gli effetti sui nostri rapporti internazionali, quale effettiva azione di controllo e capacità relazionale saranno in grado di svolgere le nostre istituzioni. Solo alla luce di tutti questi elementi si potranno valutare rischi e vantaggi per il nostro Paese.
Comunicato stampa
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