Il principale accusato è il presidente europeo dell’IBF, Benedetto Montella. Contro di lui punta il dito Gianfranco Rosi nella conferenza stampa convocata a due settimane di distanza dal dramma sfiorato. Era il 20 ottobre, in palio il titolo intercontinentale dei pesi medi, dopo 11 rounds di match vero il pugile italiano va giù, colpito dal montante di Robert Roselia, di 19 anni più giovane del suo avversario. Seguono attimi di paura: Rosi rimane per qualche secondo immobile con la testa sulle corde del ring del Multieventi, all’Ospedale di San Marino viene diagnosticato un trauma cranico che consiglia un periodo di osservazione al Bufalini di Cesena. Cieco coraggio o lucida pazzia, incosciente eroismo o farsa annunciata, nella conferenza stampa di Città di Castello Rosi non rientra nel merito della sua decisione di continuare a combattere alla soglia dei 50 anni. Lascia ancora una porta aperta alla boxe, se ci sarà per lui un altro incontro sul ring lo valuterà con calma, dopo l’iter legale che ha avviato contro l’International Boxing Federation. Sotto accusa il suo massimo rappresentante europeo, l’italiano Benedetto Montella, reo di non aver tutelato il pugile umbro. “Ho deciso di procedere contro l’IBF perché – spiega Rosi – l’incontro di San Marino è stato irregolare per diversi motivi. Prima di tutto la designazione di un arbitro francese, la stessa nazionalità di Roselia. Scelta quantomeno inusuale e che fra l’altro ci è stata comunicata solo il giorno prima del match. La sua direzione – osserva ancora Rosi – è stata approssimativa. Ha consentito a Roselia di colpirmi più volte alla nuca, in particolare pochi attimi prima del colpo del KO”. Altra palese violazione del regolamento, per Rosi, il non aver sottoposto il pugile francese ad un controllo antidoping, così come l’utilizzo da parte dell’avversario di un misterioso unguento per cospargersi il corpo. Forse la stessa sostanza che sarebbe finita sui guantoni di Roselia e che avrebbe procurato la strana infiammazione agli occhi, diagnosticata a Rosi nel dopo match. “Irregolarità più o meno plateali” che hanno convinto il pugile ad intraprendere l’iter giudiziario contro l’IBF: “La volontà è quella di ristabilire una giustizia morale e sportiva”.
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