Nel dopo gara sono volate parole pesanti, Alberto Villa ha parlato apertamente di malafede. Il patron Germano De Biagi ha caricato la dose, a suo dire ci sarebbe un disegno preciso per colpire il San Marino. Il vespaio di polemiche si alza contro la direzione arbitrale di Andrea Zega di Fermo e dell’assistente Fabio Pignataro di Abbiategrasso. Quattro gli episodi discussi, decisioni prese in una unica direzione, a favore del Taranto, ospite all’Olimpico. I biancoazzurri avevano incanalato la gara sul binario che porta dritto ai tre punti, uno – due, Abate - Villa, nella prima mezz'ora. Il primo episodio ha riaperto i giochi. E’ evidente il fuorigioco di Ambrosi sul servizio di Mancini. Sul secondo Ferraro, non tocca Toledo, il tuffo in area trae in inganno l’arbitro, che abbocca senza esitazioni. Ma non basta perché Zega nega il rigore poteva chiudere definitivamente i giochi, e Pignataro sbandiera un fuorigioco inesistente con Villa lanciato a rete. Poi la beffa finale. Se è giusto parlare apertamente di una gara aggiustata dal direttore di gara, è anche giusto sottolineare qualche errore dal punto di vista tattico. Alberti ha esordito con il più classico 4-4-2, per poi terminare con una sorta di muraglia cinese eretta da Dei, Nossa- D’Angelo – Ferraro – Di Maio, Florindo e Di Bari, se consideriamo anche Buda, che - a fine gara ha confermato di trovarsi meglio nel ruolo di difensore di fascia - saliamo ad 8 difensori. Risultato: squadra schiacciata, che non aveva più sbocchi offensivi, e gol preso in mischia al novantesimo. Resta comunque una buona prestazione, l’ennesima in casa, e resta il rebus. Perché il San Marino non riesce ad esportare, nulla o quasi di ciò che mostra all’Olimpico? Il tecnico ha ammesso che esiste questo problema, ma anche di avere già la medicina. Cava dei Tirreni ci dirà se la cura del dottor Alberti funzionerà.
Riproduzione riservata ©