Al romanzo di Minsk siamo già al “C'era una volta...”. I Giochi Europei guardano già a Cracovia e non si esclude un sorpasso di Varsavia al fotofinish comunque guardano alla Polonia. Cosa resta di Minsk dopo Minsk? I palazzoni, gli spazi enormi, l'idea di un grande fratello che sa sempre dove sei e cosa fai, ma soprattutto resta lo sport. E le storie. Quella bellissima di Jacopo Forlani, sorriso educato e disponibilità. Voleva godersela la wild card. E' arrivato preparato per non sfigurare e invece ha fatto un garone. Una qualifica discreta e poi un capolavoro negli head to head, dove ha battuto chi aveva chiuso la prima giornata 21 posizioni più su. E' il futuro dell'Arco, Jacopo. Emozioni e batticuore. C'era Alessandra Perilli che è partita appena sotto il suo standard e poi si è inabissata perché i campioni sono così. Diceva Beppe Viola che un ronzino si può anche piazzare, il purosangue o corre in testa o lo perdi. Alessandra ha un talento unico. Le basterà rimettere le cose a posto e ce lo sapremo dire a Tokyo. Così come Gian Marco Berti, capace di picchi importanti e altrettante vorticose fasi calanti. Lui deve regolarizzare il grafico, poi ci farà divertire ancora. E poi ci sono gli Amine. Una famiglia tutti per uno. Con loro San Marino ha scoperto la lotta, con loro San Marino ha scoperto che non è questione di passaporto, ma di cuore. Hanno detto la parola “honor” più volte loro in tre giorni che un altro in una vita. Malik è venuto per stupire e ha potuto fare solo il tifoso. Sarebbe stato un romanzo dell'orrore non fosse per Myles che invece ha gareggiato ed è salito sul podio. Ha regalato un bronzo al suo Paese per ringraziarlo di avergli fatto portare la bandiera la prima notte a Minsk. Ha vinto e rasserenato gli animi, il clima. Perché a differenza del diavolo lo sport fa la pentola e poi ci mette anche il coperchio.
San Marino, una medaglia e tante storie di sport
29 giu 2019
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