Domenica 1° ottobre, a Cesena in Piazza del Popolo, Papa Francesco ha fatto un richiamo molto significativo sulla essenzialità del “lavorare tutti insieme per il bene comune”, quindi sulla necessità della “buona politica”, dettagliando poi in cosa consista la buona politica: “… non quella asservita alle ambizioni individuali o alla prepotenza di fazioni o centri di interesse. Una politica che non sia né serva né padrona, ma amica e collaboratrice; non paurosa o avventata, ma responsabile e quindi coraggiosa e prudente nello stesso tempo; che faccia crescere il coinvolgimento delle persone, la loro progressiva inclusione e partecipazione; che non lasci ai margini alcune categorie, che non saccheggi e inquini le risorse naturali… Una politica che sappia armonizzare le legittime aspirazioni dei singoli e dei gruppi tenendo il timone ben saldo sull’interesse dell’intera cittadinanza.” Fino a ribadire con forza che “questo è il volto autentico della politica e la sua ragion d’essere: un servizio inestimabile al bene dell’intera collettività, … respingendo ogni anche minima forma di corruzione”, perché “la corruzione è il tarlo della politica” e … “non lascia crescere la civiltà.” Naturalmente il Papa che conosce bene la natura umana ha precisato: “… Senza tuttavia pretendere un’impossibile perfezione. E quando il politico sbaglia, abbia la grandezza d’animo di dire: ‘Ho sbagliato, scusatemi, andiamo avanti’.” Infine il calore di un’esortazione rivolta a tutti: “Riscoprite anche per l’oggi il valore di questa dimensione essenziale della convivenza civile e date il vostro contributo, pronti a far prevalere il bene del tutto su quello di una parte; pronti a riconoscere che ogni idea va verificata e rimodellata nel confronto con la realtà; pronti a riconoscere che è fondamentale avviare iniziative suscitando ampie collaborazioni più che puntare all’occupazione dei posti.”
Non nascondo che mi sono sentito personalmente molto sollecitato da queste parole: come non riconoscere descritto in questo richiamo il bisogno profondo di senso e di utilità del proprio agire? Come non desiderare per me e per tutti coloro che condividono con me la responsabilità dell’impegno politico che queste parole possano avverarsi nella quotidianità del nostro essere e del nostro fare? Cosa allora può rendere possibile e far maturare una posizione umana come quella descritta da Papa Francesco?
In un momento come quello che sta attraversando anche la nostra comunità, in cui sembrano dominare lo scontro e la voglia di affermare ad ogni costo la propria posizione di potere, è quanto mai evidente che non si farà il bene del Paese se non riconoscendo che la ricerca ed il perseguimento di questo bene implicano un rapporto ed un ascolto reciproco per potenziare e valorizzare le risorse che abbiamo da mettere in campo.
Senza alcuna presunzione, ma animato dal desiderio di non lasciare cadere questa “provocazione” che il Papa ci ha offerto, mi sento responsabilizzato a farla diventare proposta di un lavoro e di una mobilitazione. Non so le forme che questo lavoro potrà assumere: per cominciare sarebbe già un segnale che coloro che si riconoscono in questo desiderio se ne dessero reciproca testimonianza.
Pasquale Valentini
Non nascondo che mi sono sentito personalmente molto sollecitato da queste parole: come non riconoscere descritto in questo richiamo il bisogno profondo di senso e di utilità del proprio agire? Come non desiderare per me e per tutti coloro che condividono con me la responsabilità dell’impegno politico che queste parole possano avverarsi nella quotidianità del nostro essere e del nostro fare? Cosa allora può rendere possibile e far maturare una posizione umana come quella descritta da Papa Francesco?
In un momento come quello che sta attraversando anche la nostra comunità, in cui sembrano dominare lo scontro e la voglia di affermare ad ogni costo la propria posizione di potere, è quanto mai evidente che non si farà il bene del Paese se non riconoscendo che la ricerca ed il perseguimento di questo bene implicano un rapporto ed un ascolto reciproco per potenziare e valorizzare le risorse che abbiamo da mettere in campo.
Senza alcuna presunzione, ma animato dal desiderio di non lasciare cadere questa “provocazione” che il Papa ci ha offerto, mi sento responsabilizzato a farla diventare proposta di un lavoro e di una mobilitazione. Non so le forme che questo lavoro potrà assumere: per cominciare sarebbe già un segnale che coloro che si riconoscono in questo desiderio se ne dessero reciproca testimonianza.
Pasquale Valentini
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