Dopo due anni di negoziato con l'Unione europea, la diplomazia segreta di Renzi e del suo governo, sempre denunciata dal PSD, sarà inchiodata dalla realtà. A pagarne il prezzo saranno ancora i cittadini, costretti ad ingoiare un Accordo del quale non sanno nulla e del quale nulla potranno capire in tempi così stretti e su una materia così complessa?
L'Unione ha sentito puzza di bruciato e chiede ragionevolmente a San Marino di giungere alla definizione complessiva dell'accordo per il prossimo giugno, seppellendo la patetica tattica del temporeggiamento messa in atto dal Governo, nel tentativo d'insabbiare l'accordo, procrastinandolo all'infinito.
Ora i cittadini dovrebbero fidarsi della parola di chi, per anni, ha tenuto segreto tutto di quell'accordo? Di chi in maggioranza, come SSD e C10, ha sempre professato la necessità di partecipazione e condivisione per poi eclissarsi dietro la tecnica dilatoria del Segretario agli Esteri? Oppure di quest’ultimo che appartiene ad un partito euroscettico e ora si ritrova a dover spiegare improvvisamente quanto è bello un accordo che nessuno conosce? Scopriremo solo ora che la segretezza era in essere anche all’interno del governo e che ora, presi dalla mossa in contropiede della Commissione Europea, si dimostreranno non pronti anche gli altri Segretari di Stato nel gestire le parti di propria competenza? Vorremmo infatti ricordare che se è vero che i negoziati li ha portati avanti Renzi e i suoi, la maggior parte delle ricadute dell’accordo coinvolgeranno l’attività delle segreterie economiche e quella agli Affari Interni. Il governo ha il materiale pronto?
È allucinante che, malgrado le ripetute richieste del PSD, ancora non esista un documento ufficiale e pubblico sul contenuto del negoziato e che, ancora la scorsa settimana, si stata respinta dalla maggioranza la richiesta di abolire la diplomazia segreta a San Marino, già abolita negli Stati Uniti da Wilson 100 anni fa.
Renzi minaccia di non firmare l’accordo, evocando ‘linee rosse’ che solo lui conosce. Si capisce che sono linee tracciate sulla sabbia e che non potrà mantenere se non col consenso della Commissione oppure al prezzo, catastrofico per il paese, di far saltare l’accordo, frantumando le relazioni di San Marino con i 28 Stati europei che hanno dato mandato politico alla Commissione di concluderlo entro giugno. Brexit insegna.
Se si fosse seguita l’indicazione del PSD non ci si ritroverebbe ora ad accelerare improvvisamente e rischiosamente per recuperare il tempo perso a giustificare l’inutile segretezza e la colpevole strategia del “fidatevi di noi”.
In due soli mesi dovranno essere recuperati anni di mancata divulgazione delle informazioni utili a far capire le prospettive positive date dall'ingresso nel Mercato Unico, dalla fine dello status extracomunitario pur senza aderire alla Unione Europea; ma anche due soli mesi in cui spiegare quanto dovranno cambiare le nostre istituzioni, la pubblica amministrazione, il processo legislativo. Il PSD ha sempre sostenuto che una maggior integrazione non è fatta di sole ‘rose e fiori’ e che, a fronte di una conquista importante, era necessario far bene comprendere le rinunce.
Il PSD teme che se è vero che quello dell’Accordo di Associazione è “un treno che passa una volta sola” è anche vero che finché non si sa dove si va ed a quali condizioni, non c’è nessuno disposto a comprare il biglietto, figuriamoci a salire sul treno.
Ufficio stampa PSD
L'Unione ha sentito puzza di bruciato e chiede ragionevolmente a San Marino di giungere alla definizione complessiva dell'accordo per il prossimo giugno, seppellendo la patetica tattica del temporeggiamento messa in atto dal Governo, nel tentativo d'insabbiare l'accordo, procrastinandolo all'infinito.
Ora i cittadini dovrebbero fidarsi della parola di chi, per anni, ha tenuto segreto tutto di quell'accordo? Di chi in maggioranza, come SSD e C10, ha sempre professato la necessità di partecipazione e condivisione per poi eclissarsi dietro la tecnica dilatoria del Segretario agli Esteri? Oppure di quest’ultimo che appartiene ad un partito euroscettico e ora si ritrova a dover spiegare improvvisamente quanto è bello un accordo che nessuno conosce? Scopriremo solo ora che la segretezza era in essere anche all’interno del governo e che ora, presi dalla mossa in contropiede della Commissione Europea, si dimostreranno non pronti anche gli altri Segretari di Stato nel gestire le parti di propria competenza? Vorremmo infatti ricordare che se è vero che i negoziati li ha portati avanti Renzi e i suoi, la maggior parte delle ricadute dell’accordo coinvolgeranno l’attività delle segreterie economiche e quella agli Affari Interni. Il governo ha il materiale pronto?
È allucinante che, malgrado le ripetute richieste del PSD, ancora non esista un documento ufficiale e pubblico sul contenuto del negoziato e che, ancora la scorsa settimana, si stata respinta dalla maggioranza la richiesta di abolire la diplomazia segreta a San Marino, già abolita negli Stati Uniti da Wilson 100 anni fa.
Renzi minaccia di non firmare l’accordo, evocando ‘linee rosse’ che solo lui conosce. Si capisce che sono linee tracciate sulla sabbia e che non potrà mantenere se non col consenso della Commissione oppure al prezzo, catastrofico per il paese, di far saltare l’accordo, frantumando le relazioni di San Marino con i 28 Stati europei che hanno dato mandato politico alla Commissione di concluderlo entro giugno. Brexit insegna.
Se si fosse seguita l’indicazione del PSD non ci si ritroverebbe ora ad accelerare improvvisamente e rischiosamente per recuperare il tempo perso a giustificare l’inutile segretezza e la colpevole strategia del “fidatevi di noi”.
In due soli mesi dovranno essere recuperati anni di mancata divulgazione delle informazioni utili a far capire le prospettive positive date dall'ingresso nel Mercato Unico, dalla fine dello status extracomunitario pur senza aderire alla Unione Europea; ma anche due soli mesi in cui spiegare quanto dovranno cambiare le nostre istituzioni, la pubblica amministrazione, il processo legislativo. Il PSD ha sempre sostenuto che una maggior integrazione non è fatta di sole ‘rose e fiori’ e che, a fronte di una conquista importante, era necessario far bene comprendere le rinunce.
Il PSD teme che se è vero che quello dell’Accordo di Associazione è “un treno che passa una volta sola” è anche vero che finché non si sa dove si va ed a quali condizioni, non c’è nessuno disposto a comprare il biglietto, figuriamoci a salire sul treno.
Ufficio stampa PSD
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