Tangentopoli cominciò il 17 febbraio 1992. Il pubblico ministero Antonio Di Pietro chiese e ottenne dal GIP Italo Ghitti un ordine di cattura per l'ingegner Mario Chiesa, presidente del Pio Albergo Trivulzio e membro di primo piano del PSI milanese.
Chiesa era stato colto in flagrante mentre intascava una tangente dall'imprenditore monzese Luca Magni che, stanco di pagare, lo aveva denunciato chiedendo aiuto alle forze dell'ordine. Magni, d'accordo coi carabinieri e con Di Pietro, fece ingresso alle 17:30 nell'ufficio di Mario Chiesa, portando con sé 7 milioni di lire, corrispondenti alla metà di una tangente richiestagli da quest'ultimo; l'appalto ottenuto dall'azienda di Magni era infatti di 140 milioni e Chiesa aveva preteso per sé il 10%, quindi una tangente da 14 milioni. Magni aveva un microfono e una telecamera nascosti e, appena Chiesa ripose i soldi in un cassetto della scrivania, dicendosi disponibile a rateizzare la transazione, nella stanza irruppero i militari, che notificarono l'arresto. Chiesa, a quel punto, afferrò il frutto di un'altra tangente, stavolta di 37 milioni, e si rifugiò nel bagno attiguo, dove tentò invano di liberarsi del maltolto buttando le banconote nel water[2].
La notizia fece scalpore e finì sulle prime pagine dei quotidiani e venne ripresa dai telegiornali. Il segretario socialista Bettino Craxi, allora impegnato nella campagna elettorale per le elezioni politiche di primavera, con l'obiettivo di ritornare alla presidenza del Consiglio, in un'intervista rilasciata a Daniela Vergara per il TG3, negò l'esistenza della corruzione a livello nazionale, definendo Mario Chiesa un «mariuolo isolato», una scheggia impazzita dell'altrimenti integro PSI.
In due anni la storia d'Italia è cambiata: sono scomparsi partiti antichi, leader politici e capitani d'industria hanno lasciato la scena per sempre. Un'intera classe dirigente è finita sotto accusa: ben 4520 persone sono state indagate nel solo filone milanese di Mani Pulite. Il processo a Sergio Cusani trasmesso in diretta televisiva ha visto passare sul banco degli imputati ex premier ed ex ministri: nella stessa giornata Bettino Craxi e Arnaldo Forlani risposero alle domande di Antonio Di Pietro.
E' stata anche una stagione di speranza, con la fiducia in un rinnovamento generazionale ed etico della vita pubblica. Si sono imposti nuovi movimenti, da Forza Italia alla Lega, e altri sono sorti dalle ceneri della tradizione democristiana e comunista. Ma non sono state create leggi e strutture per impedire che le tangenti tornassero a dilagare. Anzi, sono stati introdotti provvedimenti che invece di rendere più giusti i processi hanno ingolfato la macchina della Giustizia, provocando la dissoluzione di migliaia di inchieste per effetto della prescrizione.
Chiesa era stato colto in flagrante mentre intascava una tangente dall'imprenditore monzese Luca Magni che, stanco di pagare, lo aveva denunciato chiedendo aiuto alle forze dell'ordine. Magni, d'accordo coi carabinieri e con Di Pietro, fece ingresso alle 17:30 nell'ufficio di Mario Chiesa, portando con sé 7 milioni di lire, corrispondenti alla metà di una tangente richiestagli da quest'ultimo; l'appalto ottenuto dall'azienda di Magni era infatti di 140 milioni e Chiesa aveva preteso per sé il 10%, quindi una tangente da 14 milioni. Magni aveva un microfono e una telecamera nascosti e, appena Chiesa ripose i soldi in un cassetto della scrivania, dicendosi disponibile a rateizzare la transazione, nella stanza irruppero i militari, che notificarono l'arresto. Chiesa, a quel punto, afferrò il frutto di un'altra tangente, stavolta di 37 milioni, e si rifugiò nel bagno attiguo, dove tentò invano di liberarsi del maltolto buttando le banconote nel water[2].
La notizia fece scalpore e finì sulle prime pagine dei quotidiani e venne ripresa dai telegiornali. Il segretario socialista Bettino Craxi, allora impegnato nella campagna elettorale per le elezioni politiche di primavera, con l'obiettivo di ritornare alla presidenza del Consiglio, in un'intervista rilasciata a Daniela Vergara per il TG3, negò l'esistenza della corruzione a livello nazionale, definendo Mario Chiesa un «mariuolo isolato», una scheggia impazzita dell'altrimenti integro PSI.
In due anni la storia d'Italia è cambiata: sono scomparsi partiti antichi, leader politici e capitani d'industria hanno lasciato la scena per sempre. Un'intera classe dirigente è finita sotto accusa: ben 4520 persone sono state indagate nel solo filone milanese di Mani Pulite. Il processo a Sergio Cusani trasmesso in diretta televisiva ha visto passare sul banco degli imputati ex premier ed ex ministri: nella stessa giornata Bettino Craxi e Arnaldo Forlani risposero alle domande di Antonio Di Pietro.
E' stata anche una stagione di speranza, con la fiducia in un rinnovamento generazionale ed etico della vita pubblica. Si sono imposti nuovi movimenti, da Forza Italia alla Lega, e altri sono sorti dalle ceneri della tradizione democristiana e comunista. Ma non sono state create leggi e strutture per impedire che le tangenti tornassero a dilagare. Anzi, sono stati introdotti provvedimenti che invece di rendere più giusti i processi hanno ingolfato la macchina della Giustizia, provocando la dissoluzione di migliaia di inchieste per effetto della prescrizione.
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