Assegnare il procedimento ad un altro Magistrato. L’ordine degli avvocati sottolinea tutto il disappunto per la mancata ricusazione del Commissario della Legge Vittorio Ceccarini e ha chiesto alla Reggenza e al Segretario di Stato per la giustizia di portare il problema all’esame del Consiglio Giudiziario per valutare l’esistenza di una effettiva incompatibilità ambientale in cui si è trovato – secondo l’Ordine – il giudice Ceccarini.
La vicenda è iniziata con l’udienza del 22 febbraio scorso, nel processo contro l’ex comandante della Gendarmeria Marcello Biagioli e il figlio Carlo, avvocato e imputato nello stesso processo per falso in atto pubblico insieme al padre.
L’Assemblea dell’Ordine ricorda le vicende che hanno coinvolto i legali nelle varie fasi del processo Biagioli, a cominciare dall’alterco in aula con Gian Nicola Berti in rappresentanza dell’Ordine degli avvocati, alla lettera anonima che indicava presunti rapporti di amicizia tra Biagioli e il Magistrato, alle offese rivolte all’avvocato Gianna Burgagni, ritenute dal Presidente dell’Ordine ancora più gravi perché riguardavano l’attività svolta in veste di difensore di una delle parti processuali. Questi fatti, secondo l’Ordine, non hanno trovato giusta valutazione nella sentenza emessa da Stefano Canestrai rispetto alla ricusazione chiesta da Gianna Burgagni. Solo per inciso, affermano i legali, si segnala che nel corso del procedimento il giudice Ceccarini ha svolto funzioni di avvocato indossando la toga e interrogando i testi. Il Magistrato Dirigente, conclude la nota, pur riconoscendo la gravità della condotta tenuta da Ceccarini non ha ritenuto di sanzionarlo e neppure l’invito all’astensione formulato nella parte finale della sentenza, ha trovato accoglimento. Di qui la richiesta al Consiglio Giudiziario.
Sonia Tura
La vicenda è iniziata con l’udienza del 22 febbraio scorso, nel processo contro l’ex comandante della Gendarmeria Marcello Biagioli e il figlio Carlo, avvocato e imputato nello stesso processo per falso in atto pubblico insieme al padre.
L’Assemblea dell’Ordine ricorda le vicende che hanno coinvolto i legali nelle varie fasi del processo Biagioli, a cominciare dall’alterco in aula con Gian Nicola Berti in rappresentanza dell’Ordine degli avvocati, alla lettera anonima che indicava presunti rapporti di amicizia tra Biagioli e il Magistrato, alle offese rivolte all’avvocato Gianna Burgagni, ritenute dal Presidente dell’Ordine ancora più gravi perché riguardavano l’attività svolta in veste di difensore di una delle parti processuali. Questi fatti, secondo l’Ordine, non hanno trovato giusta valutazione nella sentenza emessa da Stefano Canestrai rispetto alla ricusazione chiesta da Gianna Burgagni. Solo per inciso, affermano i legali, si segnala che nel corso del procedimento il giudice Ceccarini ha svolto funzioni di avvocato indossando la toga e interrogando i testi. Il Magistrato Dirigente, conclude la nota, pur riconoscendo la gravità della condotta tenuta da Ceccarini non ha ritenuto di sanzionarlo e neppure l’invito all’astensione formulato nella parte finale della sentenza, ha trovato accoglimento. Di qui la richiesta al Consiglio Giudiziario.
Sonia Tura
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