“Dall’FMI la conferma che occorre avviare con urgenza il percorso delle riforme”. Anis torna ad incalzare la politica, forte dell'incontro di mercoledì con gli esperti di Washington, che accertano quanto sempre sostenuto dagli industriali, che occorre puntare la prua verso IVA e accordo di associazione con l’Unione Europea, prioritarie per il sistema economico. Seppur nell'esigenza che l'FMI tenga conto delle peculiarità della nostra Repubblica, se vogliamo confrontarci e dialogare alla pari con gli altri Stati nel mondo - ribadisce il Presidente Anis - dobbiamo adeguarci agli standard internazionali. Neni Rossini fa poi notare che le criticità evidenziate anche quest’anno dal Fondo sono molto simili a quelle che gli imprenditori da tempo chiedono di affrontare come priorità.
Da una parte c’è infatti la stabilità, raggiungibile solo attraverso riforme strutturali di grande respiro come pensioni e revisione della spesa pubblica, sanità compresa, dall'altra c’è l’urgenza di mettere un freno al continuo drenaggio di risorse nel sistema bancario e finanziario, in particolare riguardo a Cassa di Risparmio, per la quale il superamento del 5ter tramite l’emissione dei titoli irredimibili – scrive Anis - va coadiuvato da un incisivo piano industriale capace di ridurre i costi e aumentare l’efficienza. Torna poi a sollecitare il Governo sull'Iva, anche in vista dell’introduzione della fatturazione elettronica, il cui avvio è previsto a brevissimo, seppur ancora su base volontaria. “Rappresenterebbe – scrive l'associazione - un grande passo avanti verso la modernizzazione del Paese, avvicinandoci all’Italia e all’Europa, che costituiscono il nostro primo mercato di riferimento”.
A tal proposito, gli esperti del Fondo hanno ribadito quanto sia fondamentale arrivare all’accordo di associazione con l’Unione Europea. Obiettivo da sempre sostenuto dagli industriali, le cui aziende si confrontano quotidianamente con le regole di quel mercato, dovendo rispettarle rigorosamente per potervi operare. Fondamentale per Anis che le imprese sammarinesi possano competere almeno alle stesse condizioni di quelle italiane ed europee, senza dover scontare oneri aggiuntivi ed ostacoli burocratici di un ‘Paese terzo’.