Tutto è cominciato con il sequestro del maxi-yacht “Letting go” che, secondo la Guardia di Finanza, sarebbe nella disponibilità di Gabriella Spada e del marito, pur risultando di proprietà di una società di San Marino. I vertici della Fly-boat, la società sammarinese proprietaria dell’imbarcazione che, per gli inquirenti apparterrebbe al patrimonio occulto dei Giacomelli, hanno rifiutano ogni accusa mettendo subito a disposizione delle Fiamme Gialle lo yacht, dopo aver ribadito di essere i proprietari della nave e di non avere alcun vincolo fiduciario con i coniugi Giacomelli.
Il presunto coinvolgimento di società sammarinesi in scandali finanziari italiani è stato al centro di una interrogazione depositata ieri dal capogruppo di Alleanza Popolare Tito Masi. 'Il nome di San Marino - ha esordito - continua ad essere associato dalla Guardia di Finanza e dalle Procure, a triangolazioni e operazioni truffaldine di vario tipo che compromettono la credibilità della Repubblica e arrecano danni non indifferenti alla nostra economia e alle aziende serie che operano nella nostra realtà. Secondo gli inquirenti - spiega Masi - parte del patrimonio dei Giacomelli sarebbe stato occultato attraverso due società sammarinesi, tanto è vero che la stampa ha anticipato la notizia di rogatorie internazionali indirizzate al Tribunale della Repubblica'. Le società coinvolte sarebbero una finanziaria e la Fly Boat. Chiamato in causa, l’ amministratore della società a cui è intestata la nave, Renato Cornacchia, risponde in prima persona ad Alleanza Popolare. 'L’imbarcazione - afferma - è stata acquistata da una finanziaria nel giugno del 2003, cioè un anno e mezzo prima del dissesto finanziario della Giacomelli. Di questa imbarcazione, la cui storia nautica comprende titoli italiani, europei e mondiali, la Fly Boat è diventata conduttrice per contratto di leasing'. Cornacchia ricorda che all’epoca era considerato un privilegio avere rapporti economici con i titolari della Giacomelli, prima in Italia nell’abbligamento sportivo e che, chieste le normali informazioni commerciali, la risposta fu che era una società particolarmente controllata, le banche vendevano i titoli quotati in borsa e quindi era soggetta a speciali controlli. Un’altra puntualizzazione arriva dalla Fincompany che precisa di non avere avuto alcun rapporto con il gruppo Giacomelli e di essere completamente estranea alla vicenda.
Il presunto coinvolgimento di società sammarinesi in scandali finanziari italiani è stato al centro di una interrogazione depositata ieri dal capogruppo di Alleanza Popolare Tito Masi. 'Il nome di San Marino - ha esordito - continua ad essere associato dalla Guardia di Finanza e dalle Procure, a triangolazioni e operazioni truffaldine di vario tipo che compromettono la credibilità della Repubblica e arrecano danni non indifferenti alla nostra economia e alle aziende serie che operano nella nostra realtà. Secondo gli inquirenti - spiega Masi - parte del patrimonio dei Giacomelli sarebbe stato occultato attraverso due società sammarinesi, tanto è vero che la stampa ha anticipato la notizia di rogatorie internazionali indirizzate al Tribunale della Repubblica'. Le società coinvolte sarebbero una finanziaria e la Fly Boat. Chiamato in causa, l’ amministratore della società a cui è intestata la nave, Renato Cornacchia, risponde in prima persona ad Alleanza Popolare. 'L’imbarcazione - afferma - è stata acquistata da una finanziaria nel giugno del 2003, cioè un anno e mezzo prima del dissesto finanziario della Giacomelli. Di questa imbarcazione, la cui storia nautica comprende titoli italiani, europei e mondiali, la Fly Boat è diventata conduttrice per contratto di leasing'. Cornacchia ricorda che all’epoca era considerato un privilegio avere rapporti economici con i titolari della Giacomelli, prima in Italia nell’abbligamento sportivo e che, chieste le normali informazioni commerciali, la risposta fu che era una società particolarmente controllata, le banche vendevano i titoli quotati in borsa e quindi era soggetta a speciali controlli. Un’altra puntualizzazione arriva dalla Fincompany che precisa di non avere avuto alcun rapporto con il gruppo Giacomelli e di essere completamente estranea alla vicenda.
Riproduzione riservata ©