Incontro pubblico ieri sera a Domagnano organizzato dall’Associazione Famiglie Adottive e Affidatarie sul tema: “Ascoltiamo i sentimenti dei nostri bambini a casa, a scuola, nei luoghi di socializzazione”. Relatrice dell’incontro, Vittoria Maioli Sanese, direttrice del consultorio familiare di Rimini. Presenti anche i Segretari di Stato per la Sanità Massimo Rossini e per la Pubblica Istruzione Rosa Zafferani. Durante il confronto, rimarcata l’importanza di mettersi in relazione con i bambini avendo conoscenza e consapevolezza che il loro mondo prevede tempi di ascolto, di comprensione, di empatia, diversi da quelli degli adulti. Inoltre – come ha ricordato nella suo intervento il Presidente dell’AFAAS, Riccardo Guerra – per il bambino è fondamentale l’educazione alla fiducia, ai sentimenti di stima e a quelli amorosi.
Ascoltiamo i sentimenti dei nostri bambini
I rapporti tra adulti e bambini sono fatti, soprattutto, di parole non dette. Imparare ad ascoltare i nostri piccoli a casa, a scuola, nei diversi momenti della giornata è, spesso, il solo modo di aiutarli a non avere paura di crescere. Ma come capire quando, senza parlare, ci chiedono aiuto?
Fino ai 3 anni di età, spiega la psicologa sammarinese Marina Gattei, i segnali che ci mandano sono soprattutto a livello fisico: rifiuto del cibo, difficoltà ad andare in bagno, disturbi del sonno. A questa età, ricorda, il “no” così spesso usato dai bambini anche quando vogliono dire si, è il sinonimo di Io. La voglia di andare, di staccarsi dalla mamma, crea però molte paure. Se sono eccessive possono rappresentare un segnale di allarme. Sopra i tre anni i segnali di disagio sono nell’esitazione sia di tipo visivo (non guardano negli occhi) sia uditivo (li chiami e non si girano).
Il messaggio che vogliamo lanciare, sottolinea Marina Gattei, è che molto spesso non riusciamo ad entrare nel mondo dei piccoli perché le nostre orecchie e i nostri occhi sono bombardati da mille stimoli. Non c’e’ quel silenzio, anche interiore, che ci serve per andare incontro ai bisogni del bimbo. Il problema, ha più volte ricordato Vittoria Sanese , direttore del consultorio familiare di Rimini, non è amare un figlio perché vinca nella vita, ma è il legame con il figlio, un legame che deve tener conto della debolezza, dell’errore, dell’incapacità. Un legame con cui affrontare insieme la vita, scoprendone il senso che non è quello della riuscita ma della propria felicità.
Ascoltiamo i sentimenti dei nostri bambini
I rapporti tra adulti e bambini sono fatti, soprattutto, di parole non dette. Imparare ad ascoltare i nostri piccoli a casa, a scuola, nei diversi momenti della giornata è, spesso, il solo modo di aiutarli a non avere paura di crescere. Ma come capire quando, senza parlare, ci chiedono aiuto?
Fino ai 3 anni di età, spiega la psicologa sammarinese Marina Gattei, i segnali che ci mandano sono soprattutto a livello fisico: rifiuto del cibo, difficoltà ad andare in bagno, disturbi del sonno. A questa età, ricorda, il “no” così spesso usato dai bambini anche quando vogliono dire si, è il sinonimo di Io. La voglia di andare, di staccarsi dalla mamma, crea però molte paure. Se sono eccessive possono rappresentare un segnale di allarme. Sopra i tre anni i segnali di disagio sono nell’esitazione sia di tipo visivo (non guardano negli occhi) sia uditivo (li chiami e non si girano).
Il messaggio che vogliamo lanciare, sottolinea Marina Gattei, è che molto spesso non riusciamo ad entrare nel mondo dei piccoli perché le nostre orecchie e i nostri occhi sono bombardati da mille stimoli. Non c’e’ quel silenzio, anche interiore, che ci serve per andare incontro ai bisogni del bimbo. Il problema, ha più volte ricordato Vittoria Sanese , direttore del consultorio familiare di Rimini, non è amare un figlio perché vinca nella vita, ma è il legame con il figlio, un legame che deve tener conto della debolezza, dell’errore, dell’incapacità. Un legame con cui affrontare insieme la vita, scoprendone il senso che non è quello della riuscita ma della propria felicità.
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