Circa 150 rotture avvenute nel corso dell’estate appena conclusa, su una rete idrica di 400 km circa. I numeri sono forniti dall’Azienda dei Servizi che però, spiega il direttore Emanuele Valli, non hanno comportato una perdita rilevante.
D’altra parte, sottolinea, la nostra rete non è affatto vecchia, eccezion fatta per alcuni punti nel centro storico di Città, e la perdita è stimata attorno al 20%: “Senza voler fare paragoni irriverenti con le zone più disastrate d’Italia – dice – sappiamo che in Riviera la perdita media va dal 35 al 45%”.
La causa delle rotture, dunque, è da ricercare nella natura del territorio sammarinese, prevalentemente argillosa, che in periodi di estrema siccità, quando l’acqua viene meno, tende a ritirarsi, mandando in trazione o spostando lateralmente i tubi, tanto da romperli.
Non ci si può fare molto, la natura di un terreno non si può cambiare. Nei prossimi anni, annuncia Valli, è allo studio un sistema di telecontrollo per monitorare anche le microperdite, un investimento che si preannuncia piuttosto costoso.
Sul fenomeno dei pozzi privati, fioriti durante l’estate, l’Azienda esclude che possano causare scarsità d’acqua: la loro portata non è significativa. Intanto Agenda 21 ha stilato una serie di proposte, durante l’incontro promosso alla fine di settembre, per una miglior gestione della risorsa acqua: suggerisce ad esempio di contenere l’impermeabilizzazione dei suoli fissando degli indici nella urbanizzazione, e ancora favorire ritenzione, recupero e sfruttamento delle acque piovane; in più, ridurre lo spreco di acqua potabile vietando tutto l’anno, e non solo in periodi di crisi, gli usi impropri; infine differenziare le fonti di approvvigionamento, recuperando sorgenti interne attualmente in dispersione.
D’altra parte, sottolinea, la nostra rete non è affatto vecchia, eccezion fatta per alcuni punti nel centro storico di Città, e la perdita è stimata attorno al 20%: “Senza voler fare paragoni irriverenti con le zone più disastrate d’Italia – dice – sappiamo che in Riviera la perdita media va dal 35 al 45%”.
La causa delle rotture, dunque, è da ricercare nella natura del territorio sammarinese, prevalentemente argillosa, che in periodi di estrema siccità, quando l’acqua viene meno, tende a ritirarsi, mandando in trazione o spostando lateralmente i tubi, tanto da romperli.
Non ci si può fare molto, la natura di un terreno non si può cambiare. Nei prossimi anni, annuncia Valli, è allo studio un sistema di telecontrollo per monitorare anche le microperdite, un investimento che si preannuncia piuttosto costoso.
Sul fenomeno dei pozzi privati, fioriti durante l’estate, l’Azienda esclude che possano causare scarsità d’acqua: la loro portata non è significativa. Intanto Agenda 21 ha stilato una serie di proposte, durante l’incontro promosso alla fine di settembre, per una miglior gestione della risorsa acqua: suggerisce ad esempio di contenere l’impermeabilizzazione dei suoli fissando degli indici nella urbanizzazione, e ancora favorire ritenzione, recupero e sfruttamento delle acque piovane; in più, ridurre lo spreco di acqua potabile vietando tutto l’anno, e non solo in periodi di crisi, gli usi impropri; infine differenziare le fonti di approvvigionamento, recuperando sorgenti interne attualmente in dispersione.
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