La Chiesa a Firenze cerca il suo momento di sintesi, una nuova spinta; e Francesco indica la via, segnando una netta linea di demarcazione dalla lunga stagione del ruinismo, richiamando quell'aspirazione ad una Chiesa "forza mite" che Benedetto XVI disegnò a Verona nel 2006. "Mi piace una Chiesa italiana inquieta, sempre più vicina agli abbandonati, ai dimenticati, agli imperfetti. Credete in essa, innovate con libertà". Un mandato chiaro quello del Papa lanciato in un discorso forte, imperniato sulla richiesta al Clero di rinuncia “ai surrogati del potere, del denaro e dell'immagine”. Punta sulla basilarità del dialogo, che non è negoziato – dice. E si appella ai giovani affinché superino “l'apatia”, esortandoli a “non guardare dal balcone la vita, ma di immergersi nell'ampio dialogo sociale e politico”. “Parole sacrosante – commenta padre Ciro Benedettini, sammarinese e vicedirettore della sala stampa vaticana - penso che i vescovi faranno tesoro di questo discorso”. Un convegno che è soprattutto luogo di incontro, per il Vescovo di San Marino-Montefeltro il quale con una lettera si rivolge direttamente alla propria Diocesi ricordando anch'egli i cinque verbi del Convegno indirizzati alla Chiesa: “uscire, annunciare, abitare, educare, trasfigurare”, ovvero “il pensiero, le parole e infine l'azione diretta ad un nuovo umanesimo”.
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comunicato integrale
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