Oggi è il “giorno del Ricordo”: “una ricorrenza – ha affermato il presidente della Repubblica Italiana Ciampi – che rinnova nella nostra coscienza collettiva la memoria di una delle grandi tragedie della seconda Guerra Mondiale”.
10.000 uomini, donne, bambini ed anziani torturati, uccisi e poi gettati dentro le voragini naturali disseminate sull’altopiano del Carso. 350.000 italiani, dell’Istria e della Dalmazia, costretti ad abbandonare tutto e fuggire per non essere massacrati dalle bande partigiane di Tito. Cercare giustificazioni a questo orrore è come uccidere nuovamente quelle persone: colpevoli unicamente – nella maggior parte dei casi - di essere italiane. La vergogna – quella vera – della triste vicenda delle foibe, è forse quella di aver nascosto per decenni la verità per motivi di realpolitik, di buon vicinato con chi – la guerra – l’aveva vinta. Si sapeva ma non si fece nulla; si lasciarono – letteralmente – marcire, in quelle cavità buie, i corpi di migliaia di innocenti, nel più totale silenzio. “Il giorno del ricordo” è solo un piccolo risarcimento per i famigliari delle vittime delle foibe; ma è comunque un’occasione preziosa per tentare di rileggere quelle pagine orribili di storia italiana, senza i limiti assurdi del dogma ideologico. E allora ben vengano le bandiere a mezz’asta, le cerimonie di omaggio alle vittime - come quella tenuta a Trieste –, ben venga il minuto di raccoglimento osservato oggi in tutti gli uffici pubblici italiani. L’importante è non dimenticare.
10.000 uomini, donne, bambini ed anziani torturati, uccisi e poi gettati dentro le voragini naturali disseminate sull’altopiano del Carso. 350.000 italiani, dell’Istria e della Dalmazia, costretti ad abbandonare tutto e fuggire per non essere massacrati dalle bande partigiane di Tito. Cercare giustificazioni a questo orrore è come uccidere nuovamente quelle persone: colpevoli unicamente – nella maggior parte dei casi - di essere italiane. La vergogna – quella vera – della triste vicenda delle foibe, è forse quella di aver nascosto per decenni la verità per motivi di realpolitik, di buon vicinato con chi – la guerra – l’aveva vinta. Si sapeva ma non si fece nulla; si lasciarono – letteralmente – marcire, in quelle cavità buie, i corpi di migliaia di innocenti, nel più totale silenzio. “Il giorno del ricordo” è solo un piccolo risarcimento per i famigliari delle vittime delle foibe; ma è comunque un’occasione preziosa per tentare di rileggere quelle pagine orribili di storia italiana, senza i limiti assurdi del dogma ideologico. E allora ben vengano le bandiere a mezz’asta, le cerimonie di omaggio alle vittime - come quella tenuta a Trieste –, ben venga il minuto di raccoglimento osservato oggi in tutti gli uffici pubblici italiani. L’importante è non dimenticare.
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