Questioni che interrogano la coscienza; che spesso dividono, a seconda della fede, delle convinzioni personali; ma sulle quali sempre più sammarinesi chiedono una risposta alle Istituzioni. E lo fanno tramite quell'originale strumento di democrazia diretta, che è l'istanza d'arengo.
Fra le 25 presentate neppure un mese fa, quella che chiede il recepimento, nella legislazione sammarinese, del “diritto umano alla salute riproduttiva”, sancito nella Conferenza di Pechino del '95, organizzata dall'ONU. In particolare si invoca la cancellazione delle “norme che rendono l'interruzione volontaria della gravidanza reato penale”, indipendentemente – si osserva - “dalle condizioni sia del concepimento, sia della donna che del feto. Un “obbrobrio”, secondo la firmataria Vanessa Muratori: una delle “anime” dell'Unione Donne Sammarinesi, che da tempo incalza la politica sul punto.
Sollecitato, poi, da un gruppo di cittadini, un intervento su un'altra grande questione etica: quella del testamento biologico. Da una parte si invita il Consiglio ad affrontare il tema del processo decisionale nella cura di malattie invalidanti e del fine vita; dall'altra si auspica la definizione, per legge, di un protocollo che consenta ai sammarinesi di redigere, in stato di coscienza, “disposizioni anticipate di trattamento sanitario”. Anche in questo caso i sottoscrittori denunciano un ritardo, rispetto alla normativa vigente in Italia.
Non mancano una serie di istanze riguardanti il problema delle discriminazioni di genere, anche sul lavoro: tema quanto mai attuale vista la crisi indotta dalla pandemia. In un caso, ad esempio, si chiede che nelle liste “offerte di lavoro”, “gestite dalla Pubblica Amministrazione”, sia vietata l'indicazione del genere che il datore intende privilegiare per l'assunzione. Un'altra istanza d'arengo ritiene urgente la predisposizione di “azioni positive per incrementare l'occupazione femminile”; e questo partendo dal presupposto di come sia l'intero Paese, ad essere danneggiato, qualora le donne siano ancora “costrette a rinunciare a mettere a frutto i loro studi, capacità e talenti”. Vi è poi chi insiste sulla necessità di un linguaggio maggiormente “inclusivo”, chiedendo, in particolare, che negli atti amministrativi le diverse professioni, cariche, o titoli, siano declinate al femminile qualora siano riferite a donne. Infine un'istanza con una forte connotazione simbolica: si richiede infatti che il giardino adiacente l'entrata della Cava dei Balestrieri sia dedicato a Myriam Michelotti, che si impegnò con tenacia “nella battaglia delle donne sammarinesi per la conquista del diritto di voto”.