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Pesca: settore da riformare

19 ott 2008
Pescherecci
Pescherecci
Un deficit di 50 miliardi di dollari l’anno, senza considerare le perdite della pesca da diporto, del turismo marino e quelle dovute alla pesca illegale. E’ un quadro sconfortante quello presentato dal rapporto FAO/Banca Mondiale sullo stato di salute del settore.
“Una diretta conseguenza – dicono gli esperti – dell’impoverimento degli stock ittici, quindi meno pesci da catturare: il costo per individuarli e pescarli è pertanto più alto del dovuto. A ciò si aggiunge la capacità eccessiva delle flotte pescherecce che implica una dispersione dei benefici economici della pesca a causa di investimenti e costi operativi in esubero”.
Secondo il rapporto, le risorse andate in fumo si potrebbero recuperare in due modi: riducendo lo sforzo di pesca che farebbe aumentare la produttività, il rendimento e la prestazione economica; e ricostituendo lo stock ittico. Posizione condivisa anche dai pescatori riminesi.
“Abbiamo ricevuto l’autorizzazione dal Ministero per iniziare la fase di demolizione di alcune imbarcazioni, come previsto dalla legge comunitaria. E riusciremo così a diminuire lo sforzo di pesca – afferma Luigi Calderoni della Cooperativa La Bussola. Da tempo inoltre chiediamo di prolungare il periodo di fermo biologico in modo da consentire un ciclo riproduttivo più abbondante per tutte le qualità di pesce”.
Calderoni si dice infine d’accordo anche su un’eventuale eliminazione dei sussidi purché in presenza di uno stock ittico adeguato.

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