E’ la storia infinita, una ferita riaperta. Nessuna sentenza, nessuna parola fine. Ciro Veneruso, accusato di morte come conseguenza del reato di spaccio e Fabio Miradossa, stessa imputazione, dovranno essere riascoltati. Veneruso tra l’altro ha già patteggiato 3 anni e 10 mesi e grazie all’indulto è tornato in libertà. Avessero trovato il primo anziché l’ultimo forse sarebbe libero anche Pantani. Invece la ferita si riapre. Un rinvio doveroso e tecnicamente ineccepibile dal momento che l’accusa ritiene di poter entrare in possesso di nuovi elementi. Ma un rinvio che misura quanto Marco manca ai suoi tifosi, al suo sport. Quanto un campione che ha vinto molto meno di Mercks abbia fatto epoca molto più del cannibale. Da Coppi e Bartali si salta a lui e poi non si salta più. Si aspetta senza crederci troppo, qualcuno. La morte e gli ultimi mesi di vita appartengono ormai alle aule dei tribunali. A chi lo ha amato, conosciuto, seguito restano le imprese spaventose. La gratitudine e il rammarico, una volta sceso dal podio, di averlo lasciato solo.
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