Nessuna polemica sul contesto storico che ha portato all’esclusione del Papa. Di questo si è discusso, ha premesso il Vescovo di San Marino-Montefeltro, e da questo punto di vista la vicenda è chiusa. Resta il discorso magistrale di Benedetto XVI, in cui il Papa riprende e approfondisce il tema della cultura come ricerca della verità. L’uomo, ha ribadito Negri, non può rinunciare a una domanda di senso ultimo. Il rapporto tra fede e ragione sta in questa ricerca della verità che è stata perseguita in tutta la storia della cultura, cercata da una ragione in senso largo non chiusa all’interno della conoscenza dell’organizzazione degli oggetti. Anche la fede biblica, il profetismo ebraico e, in modo esplicito, la rivelazione cristiana pretendono, ha sottolineato il Vescovo, di arrivare alla ragione. Gli itinerari, ha detto Negri, sono due: la ragione è il percorso dell’uomo verso Dio e la fede è l’itinerario di Dio che va verso l’uomo. E’ invece dall’esclusione - o fede o ragione - che si genera l’humus culturale che ha impedito l’ingresso del Papa all’Università “La Sapienza”. Ma, rimarca Negri, la riduzione razionalistica della ragione non è un attacco alla fede ma alla ragione stessa. L’Università, ha detto, deve recuperare l’amore alla ricerca della verità, il senso della realtà, i significati particolari delle cose, senza paura o limitazione. L’Università dunque come luogo di convivenza di differenze verso l’unitaria apertura dell’uomo alla verità. Il Vescovo termina leggendo le ultime righe del discorso preparato per l’occasione da Benedetto XVI: Che cosa ha da fare o da dire il Papa nell’università? Sicuramente non deve cercare di imporre ad altri in modo autoritario la fede, che può essere solo donata in libertà. Al di là del suo ministero di Pastore nella Chiesa e in base alla natura intrinseca di questo ministero pastorale è suo compito mantenere desta la sensibilità per la verità.
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