Sono stati ribattezzati la “banda delle forbici”. Per saltare i metaldetector infatti, facevano irruzione negli istituti di credito a volto scoperto procurandosi le armi direttamente in banca: un paio di forbici che prelevavano dalla scrivania di un cassiere. Ma non è l’unica caratteristica dei rapinatori che tra agosto e ottobre hanno preso di mira 4 istituti di credito della zona sud di Rimini. Giovanni Calì 38 anni e Gabriele Piterà 23enne entrambi di Catania, pochi giorni prima di ricevere la notifica dell’ordine di custodia cautelare firmato dal Gip di Rimini Lucio Ardirò, sono finiti dietro le sbarre per ordine della magistratura siciliana con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso. Sono infatti sospettati di appartenere al clan legato al boss di Cosa Nostra Nitto Santapaola. Con loro, in cella, è finito un altro siciliano Salvatore Fisichella di 31 anni. L’uomo è stato arrestato nella propria casa, dalla squadra mobile della Questura di Rimini con la collaborazione dei colleghi catanesi. A bloccare l’ennesima banda di malviventi, che dall’inizio dell’anno ha colpito a Rimini e provincia in 32 banche, è stata la sezione antirapina della questura romagnola guidata da Luciano Baglioni, l’ispettore che con Pietro Costanza, mise fine alle gesta dei fratelli Savi, gli assassini della banda della Uno bianca. Le indagini della squadra mobile, diretta da Sabato Riccio, proseguono per individuare gli appoggi logistici del terzetto di mafiosi con l’hobby delle rapine.
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