Schiacciato da 20 quintali d’acciaio caduti da alcuni metri d’altezza. Morì in questo modo orribile – il 27 settembre del 2002 – Lakebir Lakhouiri: 53enne marocchino dipendente della ditta TULE di Gualdicciolo. Stava manovrando - con un telecomando - un braccio meccanico, munito di magnete, che trasportava 5 grossi tubi; qualcosa – però - non funzionò: i tubi d’acciaio improvvisamente si sganciarono dalla calamita andando a colpire il lavoratore che si trovava proprio lì sotto. Lakhouiri, che viveva da anni a Sasso Feltrio con la moglie e tre figli, morì al pronto soccorso a causa del gravissimo trauma toracico riportato. La vicenda fece infuriare i sindacati che mossero dure accuse all’azienda. La CSU avanzò la possibilità che l’operaio stesse utilizzando una tastiera fissa: che non consentisse cioè di spostarsi dalla traiettoria del braccio meccanico. Un interrogativo che – per il momento – rimarrà tale, almeno per qualche tempo. Il processo iniziato oggi è stato subito rinviato. L’assicurazione dell’azienda – ha fatto sapere l’avvocato di parte civile Gianna Burgagni – sembrerebbe infatti intenzionata a risarcire il danno; in questo caso la posizione di parte civile dei familiari verrebbe stralciata dal procedimento. Per saperne di più – insomma – occorrerà attendere la prossima udienza, fissata per il prossimo 9 maggio.
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